Le malattie del benessere dei paesi più sviluppati

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Ormai da qualche anno è in voga il termine medico “malattie del benessere”.
Potrebbe indicare un’accezione positiva ma, in realtà, è del tutto negativa in quanto, con questa terminologia, si fanno riferimento a patologie come l’obesità e il diabete.
In particolare, l’obesità risulta essere la prima causa del diabete ed è figlia del benessere e delle crescenti disponibilità economiche di molti Paesi al mondo. Dal 1980 a oggi le persone che soffrono di questo problema si sono quadruplicati, diventando all’incirca 400 milioni, un aumento dovuto soprattutto alla maggiore durata della vita: tra i soggetti anziani l’incidenza della malattia è infatti maggiore rispetto ai giovani. Ai primi posti per numero totale di abitanti con diabete nel mondo ci sono Cina, India e Stati Uniti, seguiti da Brasile, Indonesia e Pakistan.
Per l’Italia sembrerebbero più ottimali anche se le statistiche evidenziano un dato allarmante: pur scendendo nella classifica mondiale, il numero di diabetici negli ultimi decenni nel nostro Paese è raddoppiato. Un’incidenza che rischia di comportare un grave costo economico, legato anche alle complicanze della malattia, che potrebbe diventare nel giro di poco tempo insopportabile per l’intera società.
Buone notizie vengono anche dalla ricerca che ha messo sotto osservazione l’obesità, per la quale l’Italia risulta in discesa nella classifica mondiale per numero assoluto di soggetti obesi. L’analisi evidenzia però che nel corso degli ultimi trent’anni nella nostra nazione sono aumentati costantemente i soggetti con obesità (dal 10% al 20%), o ancora peggio con grave obesità (nelle donne dal 3% al 9%).
È indispensabile, per ovviare sia al rischio di un esponenziale aumento di obesità e di diabete nei prossimi anni sia ai costi sociali ed economici ad esse legati, attuare importanti ed efficaci misure di prevenzione quali una sempre più precoce e diffusa cultura della vita sana, attiva, della alimentazione consapevole, del controllo del peso, molto prima di ricorrere ai farmaci.
In linea più generale, per malattie del benessere si intendono tutte quelle patologie legate all’abbondanza del cibo: patologie cardiovascolari (ipertensione, arteriosclerosi, angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebri, stasi venosa) tumori (in particolare al colon, stomaco, seno, endometrio, cistifellea, prostata e utero), diabete, gotta, patologie autoimmuni (dolori articolari, lupus, sclerosi) sono quelle che oggi vengono definite le malattie del benessere. Cause comuni di tali malattie sono oltre ad una alimentazione eccessiva, anarchica, squilibrata e disordinata, l’abuso di sostanze voluttuarie (the, caffè, sigarette, alcolici) e la sedentarietà.
Nei primi decenni del dopoguerra si lottava contro una malnutrizione per difetto. In attesa di una ripresa economica, le fasce più deboli della popolazione soffrivano per inadeguato apporto nutrizionale, in relazione all’età e al dispendio energetico, causa il costo elevato di determinati nutrienti fondamentali, come proteine (particolarmente animali), zuccheri e grassi (in particolare acidi grassi saturi). Anche cibi e bevande a base di zucchero, caffè e alcol venivano evitati in quanto costosi. La fame era un incubo reale, uno spauracchio che non risparmiava nessuno.
Inoltre i pasti venivano preparati con alimenti freschi di produzione locale e di stagione che spontaneamente crescevano in terreni locali, coltivati con concimi prevalentemente naturali, senza antiossidanti né conservanti aggiunti e acque più sicure da contaminanti ed inquinanti chimici, dannosi alla salute. Le massaie, poi, si dedicavano con amore e senza particolari vincoli di orario alla preparazione del cibo che, comunque, richiedeva del tempo per la preparazione prima di essere mangiato. Le malattie più diffuse erano quelle determinate da scarsa igiene, nutrizione insufficiente e carente di nutrienti fondamentali, mancanza di riscaldamento e acqua corrente nelle case; ci si ammalava di malattie infettive e quindi contagiose.
Ora le malattie più comuni, in ambito cronico – degenerativo, non sono contagiose, eppure ce n’è una vera e propria epidemia di morbilità, con alta incidenza di mortalità; da quelle più dipendenti dall’alimentazione e assunzioni indesiderate di metalli e pesticidi, a quelle, altrettanto diffuse, derivanti prevalentemente da eventi stressanti, di tipo interpersonale, mal gestiti, fino a quelle causate da radiazioni ambientali prodotte dall’uomo. I sintomi degenerativi hanno la loro causa nel processo naturale di invecchiamento.
 
 

Beatrice Casella
Beatrice Casella
Laureata in economia internazionale e dello sviluppo, si è sempre appassionata del settore sanitario. Il tema della tesi di laurea triennale ha riguardato il tasso di mortalità infantile in Tanzania (paese dove ha vissuto alcuni anni). Per il suo master's degree si è concentrata sull'incidenza della politica e dell'economia nel garantire una salute globale. Praticante giornalista, ha lavorato a Milano con il Gruppo editoriale L'Espresso e attualmente lavora come Research Analyst per una società che si occupa di costruzioni sostenibili.

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