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La carne di pollo fa così bene come dicono?

Carni bianche o rosse? È questo il dilemma nutrizionale che accende il dibattito intorno alla tavola e alla dispensa dei consumatori che giudicano l’alimentazione come un ottimo alleato per una salute equilibrata, sana e rispondente alle esigenze muscolari. Tra le prime, il pollo è decisamente tra le carni più consumate al mondo, apprezzato per la sua versatilità in cucina e per la reputazione di alimento sano. Ma è – come si ritiene – una scelta vantaggiosa? Analizzare pregi e limiti del consumo di pollo permette di fare scelte alimentari più consapevoli.
Dal punto di vista nutrizionale, il pollo è fonte di proteine ad alto valore biologico, indispensabile per la sintesi proteica e la riparazione dei tessuti. Una porzione di petto di pollo cotto apporta circa 30 grammi di proteine ogni 100 grammi, con un contenuto ridotto di grassi, soprattutto se spogliato della pelle. In più, è ricco di vitamine del gruppo B (come la niacina e la B6) e minerali essenziali quali ferro, fosforo e selenio.
Un ulteriore vantaggio di questa carne bianca è il suo basso contenuto di grassi saturi rispetto ad altre carni rosse. Elemento che la rende particolarmente consigliata in regimi ipocalorici o in diete a basso impatto cardiovascolare.
Non mancano però le criticità. La più evidente riguarda l’allevamento intensivo, che può comportare problematiche etiche e ambientali. Polli allevati in spazi dalle piccole dimensioni, il più delle volte sottoposti a trattamenti antibiotici preventivi, pongono questioni sanitarie rilevanti, come la resistenza antimicrobica. Inoltre, le carni da allevamenti intensivi possono contenere residui di farmaci o presentare un profilo nutrizionale meno favorevole, ad esempio per un rapporto omega-6/omega-3 squilibrato.
Anche l’eccessiva frequenza di consumo può essere un problema. Sebbene più “leggera” rispetto ad altre carni, una dieta troppo ricca di pollo, specie se fritto o processato, può contribuire all’eccesso proteico, alla disbiosi intestinale o a un aumento del rischio cardiovascolare se associata ad altri fattori. A tutto questo si aggiunge poi la recente ricerca condotta dall’Irccs de Bellis di Castellana Grotte (Bari), secondo cui il consumo moderato di carne di pollo potrebbe essere associato a un aumento del rischio di morte per tumori gastrointestinali. Lo studio, condotto su oltre 4.800 persone, ha rilevato che mangiare tra i 100 e i 200 grammi di pollo a settimana comporta un aumento del rischio pari al 35%. La percentuale sale al 100% se il consumo settimanale supera i 200 grammi.
Per tutte queste ragioni, il pollo rappresenta una valida fonte proteica e può far parte di una dieta equilibrata, ma la qualità della carne, la modalità di cottura e la frequenza di consumo si confermano elementi fondamentali per valutarne i reali, oltre che effettivi, benefici.