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Demenze, come prevenirle. Il rapporto della Lancet Commission

Si è tentato di fornire una risposta a questo interrogativo nel corso del webinar gratuito proposto martedì 15 luglio dalla Federazione Alzheimer Italia. Intitolato ‘Demenza: possiamo parlare di prevenzione?’, questo approfondimento è stato impreziosito dal neurologo Simone Salemme, consulente dell’Istituto superiore di sanità per progetti di sanità pubblica riguardanti demenza e salute cerebrale, e Davide Mangani, ricercatore immunologo dell’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona, che si sono confrontati su quello che sta diventando un tema sempre più centrale nel mondo della demenza.
Stando a quanto riportato da un rapporto redatto dalla Lancet Commission, il 45% dei casi di demenza previsti a livello mondiale entro il 2050 potrebbe essere ritardato o addirittura evitato intervenendo su 14 fattori di rischio: inattività fisica, fumo, eccessivo consumo di alcol, lesioni alla testa, contatti sociali poco frequenti, obesità, ipertensione, diabete, depressione, disturbi dell’udito, perdita della vista non trattata ed elevato livello di colesterolo Ldl, insieme a scarsi livelli di istruzione e all’esposizione all’inquinamento atmosferico.
Moderati da Francesca Arosio, psicologa e psicoterapeuta, i due esperti hanno condotto il pubblico in un percorso scientificamente fondato ma accessibile sui più recenti sviluppi della ricerca, esplorando fattori di rischio, strategie di prevenzione e ruolo degli stili di vita nel mantenimento della salute cerebrale.
Come ripercorso in questa occasione, la Commissione propone strategie a livello sia individuale sia sistemico: fornire screening e trattamento per vista e udito, promuovere istruzione di qualità e attività cognitiva; incentivare esercizio fisico regolare, uso di caschi, limitare alcol e tabacco, migliorare qualità dell’aria; monitorare e curare precocemente pressione arteriosa sistolica (< 130 mmHg) e colesterolo LDL fin da circa 40 anni; contrastare isolamento sociale, supportare famiglie e caregiver, e garantire assistenza post-diagnosi integrata che comprenda salute fisica, mentale e sociale. Il rapporto lancia dunque un messaggio chiaro e di speranza: quasi la metà dei casi di demenza si potrebbe prevenire o ritardare, intervenendo in modo continuativo e integrato sui diversi fattori di rischio lungo tutto l’arco della vita. La prevenzione è efficace a livello individuale e richiede al tempo stesso azioni strutturali da parte delle istituzioni, soprattutto per contrastare disuguaglianze, inquinamento e gap educativi.