Oltre 1700 consulenze telefoniche gratuite effettuate nel 2018, circa 140 richieste di aiuto ogni mese.
Questi alcuni dei numeri raccolti dal servizio “Lucy”, la helpline attiva 24 ore su 24, gestita dal personale dell’Unità operativa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e rivolta a tutti coloro che hanno bisogno di dare risposte certe a dubbi e incertezze.
“Una linea che vuole rispondere alla richiesta di aiuto di bambini, adolescenti o dei loro genitori che si trovano a vivere momenti di difficoltà psicologica”, fa sapere Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù.
Le problematiche per cui il servizio è stato contattato più di frequente sono state quelle legate a disturbi del comportamento alimentare.
Le altre richieste di consulenza, invece, hanno riguardato diversi comportamenti disfunzionali, che potevano indicare la presenza di un disturbo psicopatologico (eteroaggressività intra ed extrafamiliare, abuso di sostanze, ritiro sociale e scolastico, comportamenti devianti e bizzarri, autolesionismo, comportamenti ripetitivi e ossessivi).
I
problemi di conflittualità genitoriale e maltrattamento sono stati al centro del 13% delle
consulenze. Lo scorso anno sono stati
gli adulti a rivolgersi principalmente a “Lucy”, in particolare genitori di
minori in difficoltà, ma anche parenti, insegnanti, amici e operatori sanitari.
Una piccola parte delle chiamate
ricevute è stata effettuata da adolescenti. “Ansia, depressione, anoressia,
agitazione motoria e aggressività sono alcune di queste possibili difficoltà,
molto più frequenti di quanto si pensi – spiega Vicari -: a tutti noi è
capitato o può capitare di sperimentarle almeno una volta nella vita. In questi
casi la cosa migliore da fare è chiedere aiuto subito perché in questo modo, da
queste situazioni, se ne può uscire, si può tornare a vivere con serenità.
Una
delle consulenze più richieste, come rileva la fotografia tracciata dal Bambino
Gesù tramite “Lucy”, riguarda i cosiddetti Dca, ossia i disturbi del
comportamento alimentare o dell’alimentazione vere e proprie patologie
caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva
preoccupazione per il peso e per le dimensioni del corpo. I Dca si manifestano
nel corso dell’età più delicata della vita, l’adolescenza, e colpiscono prevalentemente
il sesso femminile. Diminuzione
dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche, il vomito per
controllare il peso, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo
di controllare il peso, un’intensa attività fisica, sono questi alcuni dei
comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione. Alcune persone possono
ricorrere ad uno o più di questi comportamenti, ma ciò non vuol dire
necessariamente che esse soffrano di un disturbo dell’alimentazione. Ci sono
infatti dei criteri diagnostici ben precisi che chiariscono cosa debba
intendersi come patologico e cosa invece non lo è.
Inoltre,
i disturbi dell’alimentazione più diffusi sono
l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione
incontrollata (o binge eating disorder); alcuni studi, inoltre, descrivono
anche altri disturbi correlati, come i disturbi della nutrizione (feeding
disorders) e i disturbi alimentari sottosoglia, categoria utilizzata per
descrivere quei pazienti che pur presentando un disturbo alimentare
clinicamente non trascurabile e da tenere monitorato, non soddisfano i criteri
per una diagnosi piena.