Lotta al cyberbullismo, approvata la legge: anche un minore può denunciare

Il bullismo è un fenomeno attualissimo e Mutua Mba, società di mutuo soccorso, ha più volte affrontato l’argomento mettendo in risalto i numeri in Italia degli adolescenti vittime di bullismo.
Il bullismo può manifestarsi in diverse forme (fisico, verbale, pregiudizievole, relazionale) e la salute mentale di chi subisce le azioni è altamente a rischio. Negli ultimi due anni i bulli e i cyberbulli sono raddoppiati anche con l’avvento delle nuove tecnologie e i casi di suicidio, causati da azioni di bullismo, sono aumentati.
Stando ai dati dal Rapporto italiano dello “Studio Multi-Paese sui drivers della violenza all’infanzia”, circa il 20% degli adolescenti in Italia è frequentemente vittima di bullismo fuori e dentro il contesto scolastico, mentre nell’ultimo anno il 50% ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi o ragazze, il 47% dei minori presi in carico dai servizi ha subito forme di trascuratezza materiale o affettiva, il 10,6% delle donne ha subito abusi sessuali prima dei 16 anni e lo 0,8% è stata vittima di forme di abuso sessuale gravi come lo stupro.

Il bullismo deve essere contrastato perché le conseguenze che lascia spesso durano per tutta la vita. Le Istituzioni si stanno mobilitando tanto che a maggio scorso la Camera  dei Deputati ha definitivamente approvato la legge contro il cyberbullismo: anche il minore può denunciare.
Nello specifico: bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo. Il minore che abbia compiuto 14 anni e sia vittima di bullismo informatico (nonché ciascun genitore o chi esercita la responsabilità sul minore) può rivolgere istanza al gestore del sito Internet o del social media per ottenere l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore diffuso su Internet che deve essere eseguita entro 48 ore dall’istanza. Viene istituito un tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo e prevede l’adozione, da parte del ministero dell’Istruzione – di concerto con il ministero della Giustizia – di apposite linee di orientamento prevenzione e il contrasto del fenomeno nelle scuole. In particolare, le linee di orientamento dovranno prevedere una specifica formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti.
Gli istituti scolastici sono stati chiamati a collaborare. Ogni scuola dovrà avere un docente con funzioni di referente per le iniziative contro il cyberbullismo, che collaborerà con le Forze di polizia, le associazioni e con i centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio in caso di necessità. Le scuole dovranno elaborare interventi di prevenzione e informazione, con la promozione dell’uso consapevole di internet. In caso di episodi di bullismo via web, il questore può ammonire l’autore con un provvedimento analogo a quello adottato per lo stalking: fino a quando non sia stata presentata querela o denuncia per i reati di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali commessi, mediante Internet, da minorenni sopra i 14 anni nei confronti di altro minorenne, il questore potrà convocare il minore responsabile (insieme a almeno un genitore o a altra persona esercente la responsabilità genitoriale), ammonendolo oralmente ed invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge.
Non solo. In questi giorni è stato definito stalking gli atti di bullismo nei confronti dei compagni di classe. L’ha stabilito la Cassazione (sez. V Penale, sentenza n. 28623/17 depositata l’8 giugno).
La vicenda accaduta nel 2009, presso un’istituto scolastico in Campania, portata sino all’attenzione della massima autorità giurisprudenziale nazionale è una storia di “ordinario bullismo” come tante ne sono accadute e ne accadono, ma non vengono denunciate. Nel caso in questione un ragazzo di 15 anni era stato preso in giro “per come si comportava e per il modo in cui portava i capelli”. I bulli, però, non si sono limitati alle offese, ma sono anche arrivati ad aggredire fisicamente a calci e pugni il ragazzo, che riporta conseguenze serie non solo nel fisico ma anche nello spirito. A testimoniarlo il fatto che egli sia stato costretto ad affrontare un grave stato depressivo.
Ora, a distanza di diversi anni, per i bulli è arrivato il momento di fare i conti con le loro responsabilità e con la giustizia. Dalla Cassazione, difatti, è arrivata la conferma definitiva della loro «condanna per stalking», con sanzione fissata in «dieci mesi di reclusione a testa».
Decisivi per i Giudici due elementi: primo, lo «stato di soggezione psicologica» del ragazzo; secondo, il fatto che egli sia stato costretto, alla fine, ad «abbandonare l’istituto professionale» e a trasferirsi in un’altra scuola per proseguire gli studi.
Finalmente sono arrivati dei seri provvedimenti per contrastare un grave  fenomeno sociale che ha serie ripercussioni sulla salute di chi subisce violenze.
 

Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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