Lavarsi le mani correttamente: azione preventiva da non trascurare

Prevenire prima di curare. Nasce da questo presupposto la Giornata mondiale per l’igiene delle mani diventata particolarmente virale in piena pandemia da Covid-19 quando nel corso di incontri pubblici e di trasmissioni televisive si mostrava alla platea il modo migliore per mantenere una pelle pulita prevenendo ogni tipo di infezione o malattia. Tuttavia, ogni anno, in occasione del 5 maggio giorno in cui si rinnova la ricorrenza a livello mondiale, professionisti sanitari coinvolgono la popolazione affinché tutti possano sentirsi parte attiva e contribuire alla prevenzione delle infezioni. È questo, ad esempio, ciò che avviene al Policlinico “Duilio Casula” di Monserrato dove, su stimolo delle strutture direzione Medica Unica dei presidi, diretta da Cinzia Aresu, SSD Risk Management e Qualità, diretta da Monica Pedron, SSD Prevenzione e Protezione, diretta da Antonio Urban, a pazienti e accompagnatori viene proposto di mettersi alla prova con una vera e propria simulazione del lavaggio delle mani: a conclusione della procedura, uno strumento rivela se il lavaggio è stato corretto oppure no. Ma questa è solo una delle molteplici iniziative che nel corso di questi giorni sono in corso per conoscere il modo migliore per lavarsi le mani.

Stando al Center for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, l’igiene delle mani rappresenta l’azione più importante per prevenire la diffusione delle infezioni. Le mani, infatti, sono un ricettacolo di germi; una piccola percentuale è rappresentata da microrganismi non patogeni, che risiedono normalmente sulla cute senza creare danni. A questi, però, possono aggiungersi virus e batteri, che circolano nell’aria o con cui veniamo in contatto toccando le più diverse superfici. I germi, quando trovano un ambiente ideale, vi si annidano e, se le condizioni ambientali lo consentono, proliferano moltiplicandosi ad un ritmo impressionante. Possono sopravvivere per ore sulle superfici: giocattoli, telefoni, maniglie, tavoli, telecomandi, tastiere del computer, asciugamani o altri oggetti e da qui possono essere trasmessi al naso, alla bocca o agli occhi, semplicemente attraverso le nostre mani.

Nonostante l’assoluta importanza di questa procedura, sembrerebbe che l’attenzione degli italiani verso le buone pratiche apprese in piena emergenza sanitaria, sia calata. È questo il dato condiviso dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future che ha promosso una ricerca su un campione di 800 persone. A quanto pare, solo un italiano su due (54%) dichiara che lavarsi le mani è diventata un’azione importante con l’insorgere della pandemia (-9 punti percentuali a/a) ed il 45% degli intervistati fa sapere di lavarle più frequentemente contro il 55% dello scorso anno.

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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