Il Nobel per la medicina va agli scienziati Ratcliffe, Kaelin e Semenza per avere scoperto come le cellule utilizzano l’ossigeno

Ratcliffe e un gruppo di ricercatori della scuola di Sant’Anna e dell’Universita’ di Pisa coautori di uno studio sullo stesso tema pubblicato recentemente su Science.

 

A Sir Peter J. Ratcliffe, 65enne di origini inglesi, specializzato in nefrologia a Oxford dove ha dato vita a un gruppo di ricerca, e attualmente direttore del Centro per la ricerca clinica dell’Istituto Francis Crick di Londra e membro dell’Istituto Ludwig per la ricerca sul cancro, è stato assegnato il Premio Nobel per la Medicina 2019. Con lui anche gli americani William G. Kaelin e Gregg L. Semenza. Il premio è per la scoperta, un traguardo inseguito per decenni  – il primo passo verso questa direzione risale a 88 anni fa –  del modo in cui le cellule utilizzano l’ossigeno. Questo meccanismo ha un’importanza cruciale per mantenere le cellule in buona salute e averlo scoperto ha aperto la strada alla comprensione di molte malattie, prime fra anemia e tumori.

Le ricerche sono andate avanti negli anni – riporta l’agenzia stampa – finché Semenza non ha individuato un altro sensore dei livelli di ossigeno nel gene chiamato Epo e ha dimostrato il suo legame con la carenza di questo elemento (ipossia) con esperimenti su topi geneticamente modificati. Parallelamente il gruppo di Ratcliffe studiava i meccanismi che regolano l’attività del gene Epo ed entrambe le linee di ricerca hanno finito per dimostrare che il gene è presente in tutti i tessuti dell’organismo. E’ cominciata così la caccia agli altri protagonisti che aiutano le cellule ad adattarsi a diversi livelli di ossigeno e, nel 1995, studiando le cellule del fegato, Semenza ha scoperto il fattore che induce l’ipossia (Hif).

A trovare una risposta ulteriore è stato William Kaelin, che studiando una malattia ereditaria ha scoperto il ruolo di un altro gene, chiamato Vhl, capace di aiutare le cellule tumorali a superare l’ipossia. Ricerche successive hanno permesso di ricostruire l’intero processo che regola la risposta delle cellule all’ossigeno, e contemporaneamente hanno lasciato intravedere l’importanza che poter controllare questo meccanismo può avere per capire molti processi fisiologici, come metabolismo, sistema immunitario, sviluppo embrionale, respirazione e adattamento all’alta quota, e per affrontare molte malattie, come anemia, tumori, infarto, ictus, riparazione delle ferite. Peter Ratcliffe ha ricevuto il premio Nobel per la medicina su un tema che lo ha  visto anche coautore con dei ricercatori del PlantLab dell’Istituto di Scienze della vita della scuola Sant’Anna e del Dipartimento di Biologia dell’Univesita’ di Pisa di uno studio pubblicato su Science.

“Con Peter Ratcliffe – commenta Pierdomenico Perata coordinatore del PlantLab dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna, a nome del gruppo di ricerca – abbiamo dimostrato come il meccanismo di oxygen sensing che noi abbiamo scoperto nelle piante funzioni anche dell’uomo si affianchi al meccanismo basato su HIF-1 che ha portato lo scienziato al Nobel per la Medicina 2019

Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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