Un patentino contro il bullismo e il cyberbullismo

Fonte Familydea, il portale della Famiglia

Vi raccontiamo di un progetto pilota che, tra i risultati raggiunti, ha dotato i ragazzi delle Scuole Medie di un “Patentino” per l’uso consapevole dello smartphone.

“Educazione digitale: contrasto al bullismo e al cyberbullismo” è un’iniziativa fortemente voluta da cittadini, famiglie e ragazzi in età scolare, che ha coinvolto gli alunni e, soprattutto, i loro genitori in un percorso di informazione e formazione sugli effetti e le cause del bullismo e del cyberbullismo. Ne abbiamo parlato con Roberta Mazzoneschi Presidente del Consiglio Comunale e Delegata al Bilancio e Tributi di Formello, Comune alle porte di Roma, che nell’ambito delle proposte del Bilancio Partecipato dell’Amministrazione comunale, si è fatta promotrice di questo progetto di sensibilizzazione e formazione sui fenomeni legati al bullismo e cyberbullismo, riscontrando da parte dei ragazzi e delle loro famiglie tantissime adesioni.

Che ci sia bisogno di parlare di questo fenomeno, approfondirlo, ma anche, avere maggiori tutele, Roberta Mazzoneschi ne è sempre stata convinta al punto di voler partire da questa esperienza che ha visto come Responsabile del Progetto la Dott.ssa Virginia Ciaravolo, per stimolare un Disegno di Legge nella Regione Lazio che sul tema, ancora, non ha un dispositivo normativo dedicato. “Tutto questo interesse e partecipazione al progetto” ci spiega “è derivato anche dal fatto che si registra una sensazione di distanza tra genitori e figli sul tema“. Dati alla mano, infatti, dal progetto è emerso che sono tantissimi i genitori che hanno dichiarato di avere difficoltà a riconoscere eventuali casi di bullismo che potrebbero riguardare anche i loro figli e molti i ragazzi che hanno dichiarato che, qualora vittime di casi di bullismo, non se la sentirebbero di parlarne in famiglia o con gli insegnanti.

I dati del progetto

Dalla necessità di aumentare consapevolezza, comunicazione e confronto sul tema, è stato ideato questo corso dedicato agli alunni (2^ e 3^ media) e alle famiglie e professori dove esperti di Psicocriminologia, Psicologia, referente scolastico al bullismo, Polizia Postale e Tecnici del web, hanno illustrato a 360° gli effetti dell’uso improprio del web e dei social, le conseguenze di quando si pubblicano foto private, la forza deflagrante che può avere la “viralità” nella diffusione di immagini su internet.

Il percorso ha permesso ai ragazzi di comprendere come diventare “autori consapevoli” di contenuti e messaggi veicolati su smartphone e siti web, responsabilizzandoli ad una maggiore attenzione per sé stessi e per gli altri. Troppo spesso, alcune pubblicazioni e condivisioni sono il frutto di leggerezza e “divertimento tra ragazzi” e diventano, invece, armi contro i ragazzi stessi, strumenti in grado di devastarne l’equilibrio e il rapporto con gli altri, generatori di sofferenza e disagio.

1 scuola, 300 ragazzi, 100 genitori e 20 ore di attività per arrivare tutti insieme a comprendere in che modo usare le nuove tecnologie e la rete, come relazionarsi e collaborare se ci si trova di fronte a casi di bullismo, come può intervenire la famiglia, la scuola e il gruppo e, infatti, ricordiamoci sempre: il bullo esiste perché esistono intorno ruoli che lo sostengono e gruppi che lo sopportano! 

I ruoli connessi al bullo e al bullismo

Il bullo è chi primo realizza l’azione violenta, è il più attivo e non solo compie l’atto concretamente ma, allo stesso tempo, incita altri ad unirsi

L’aiutante del bullo è un passivo seguace, aiuta il bullo a compiere l’azione violenta. Non prende mai l’iniziativa ma offre comunque un pedissequo supporto al bullo

Il sostenitore del bullo è chi offre al bullo feedback sempre positivi semplicemente osservandolo, ridendo e incitandolo a continuare. Il sostenitore non aiuta il bullo operativamente, ma ne alimenta l’azione

I gruppi dei pari possono avere conseguenze positive e negative sullo sviluppo di alcune dinamiche, se restano passivi accentuano le possibilità di prevaricazione, se intervengono isolando il bullo e sostenendo la vittima, possono offrire una “spalla al cambiamento”.

Punto di forza del progetto è stato anche quello di far capire che anche il bullo è una vittima e, come il bullizzato, va messo nelle condizioni di affrontare il proprio disagio, magari iniziando un percorso insieme alla famiglia. Insomma, l’esperienza e i dati ci confermano che non è quasi mai solo una questione tra bullo e vittima, ma tutti giocano un ruolo intorno alla situazione, alimentando o limitando questa brutta pratica. 

“Desidero leggere quanto fatto con questo progetto come l’occasione che forse in tanti aspettavano da tempo ed il mio auspicio è quello che ragazzi e genitori possano proseguire in famiglia il lavoro iniziato insieme a scuola!” queste le parole conclusive della Presidente Mazzoneschi.

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