Sempre più italiani vengono colpiti da ictus

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Ogni due secondi, nel mondo, una persona viene colpito da un ictus.
Può accadere a chiunque e in qualsiasi posto senza che ci senta preparati ad affrontare un momento così delicato che se non preso in tempo e adeguatamente potrebbe causare gravi deficit alla salute.
Solo in Italia, dove ogni anni si contano circa 200 mila casi, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive, l’ictus rappresenta la terza (la seconda, stando ad alcune stime) causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie (il 10-12% di tutti i decessi per anno si verifica dopo un ictus) restando la principale causa d’invalidità.
Nel nostro Paese il numero di soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 913 mila. A un anno circa dall’evento acuto, un terzo dei soggetti sopravviventi ad un ictus – indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico – presenta un grado di disabilità elevato, tanto da poterli definire totalmente dipendenti. Il fenomeno è in crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. Si stima che l’evoluzione demografica porterà in Italia, se l’incidenza rimanesse costante, un aumento dei casi di ictus fino a 207 mila nel 2008.
Il tasso di prevalenza di ictus nella popolazione anziana (età 65-84 anni) italiana è del 6,5% leggermente più alta negli uomini (7,4%) rispetto alle donne (5,9%). L’incidenza dell’ictus aumenta progressivamente con l’età raggiungendo il valore massimo negli ultra ottantacinquenni. Il 75% degli ictus, quindi, colpisce i soggetti di oltre 65 anni. Nel mondo il numero di decessi per ictus è destinato a raddoppiare entro il 2020.
Sulla base di questi dati la Regione Emilia Romagna e l’assessore alla Sanità Sergio Venturi hanno dato il via a una campagna informativa che si avvale del volto e della voce dell’attore Giuseppe Giacobazzi che in un video pensato per l’occasione interviene e allerta prontamente il 118 per tre casi di ictus, che si verificano uno dopo l’altro.
Vedo, riconosco, chiamo”.
È questo lo slogan scelto, con un obiettivo preciso: indurre le persone a individuare in modo precoce e tempestivo i sintomi dell’ictus cerebrale, per poter chiamare al più presto i soccorsi. Perché, in questo caso, anche qualche minuto in meno può fare la differenza. Parliamo di una patologia che, nel 2017, ha visto in Emilia-Romagna 6.800 pazienti con ictus ischemico – erano 7 mila nel 2015 e nel 2016 – ricoverati nelle strutture delle Aziende sanitarie regionali; la stragrande maggioranza è sopravvissuta, mentre il 9% circa (più di 600) è deceduto nei trenta giorni dall’evento acuto; una percentuale che si mantiene comunque contenuta, grazie al ricovero nelle Stroke Unit (Centri urgenza ictus) e al trattamento in Riabilitazione intensiva.
Lo scorso anno sono stati 6.800 i pazienti con ictus ischemico ricoverati nelle strutture delle Aziende sanitarie regionali. Per quanto riguarda le modalità di arrivo nei Pronto Soccorso, nel 70% dei casi è avvenuta attraverso il 118, nel 30 per cento con mezzi propri. Secondo i dati del Piano nazionale esiti, pubblicati nel 2017 e relativi all’anno 2016, in Italia la mortalità a 30 giorni per ictus ischemico è pari al 10,9 per cento, mentre in Emilia-Romagna è dell’8,7 per cento: percentuale che attesta l’efficienza delle modalità organizzative dell’assistenza all’ictus in regione.

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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