Allarme smog e le conseguenze per la salute: i consigli degli esperti

L’inquinamento è diventato una minaccia per la salute. Secondo il rapporto della Lancet Commission on Pollution & Health, un sesto dei decessi mondiali sono causati dallo smog: tre volte più dell’effetto combinato di Aids, tubercolosi e malaria e 15 volte più di tutti conflitti armati e delle altre forme di violenza.
In questi giorni sono state adottate delle misure di emergenza anti-smog al Nord Italia, in particolare in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna.
Il comune di Torino invita la cittadinanza ad evitare di aprire le porte e finestre, di praticare attività fisica all’aperto e, in particolare per anziani, bambini e soggetti con patologie cardiorespiratorie, di rimanere il più possibile in ambienti chiusi. Inoltre, la raccomandazioni per gli spostamenti a piedi o in bicicletta è quella di “farlo per il più breve tempo possibile muovendosi lontano dalle vie più trafficate”.
Le misure restrittive adottate in questi giorni rispondono innanzitutto alla necessità di tutelare la salute dei cittadini, come ha voluto sottolineare l’assessore comunale all’Ambiente Alberto Unia.
Stare il più possibile in casa tenendo porte e finestre chiuse, limitare gli spostamenti a piedi e in biciclette sono i consigli degli amministratori. Ma questa è la soluzione per evitare dei rischi per la salute?
“Il problema è che quando il livello di smog è molto elevato, in casa si respira più o meno la stessa aria che si respira fuori”, ha spiegato all’Adnkronos Francesco Blasi, Professore ordinario dell’Università degli studi di Milano e Direttore di Pneumologia del Policlinico. “Senza dubbio in casa – ha continuato –  si è soggetti ad una minore esposizione allo smog, ma al tempo stesso è ovvio che in aree dove il livello di polveri sottili è molto elevato, l’aria riesce a penetrare anche dentro le mura di casa. Da questo punto di vista infatti, nemmeno stando in casa si è del tutto isolati e pensare di rimanere per tutto il giorno con porte e finestre sigillate è davvero assurdo”.
Restare chiusi in casa  può quindi ridurre in un tempo limitato l’impatto con lo smog in quanto dopo un po’ l’aria si contamina anche all’interno delle mura domestiche. Certo è che fare attività fisica all’aperto come andare in bicicletta comporta un aumento della frequenza respiratoria sono quindi sconsigliate.
“Fare jogging, andare in bici o camminare a lungo per la strade ci rende chiaramente più esposti al rischio smog – ha spiegato Blasi – e il pericolo riguarda soprattutto i bambini, maggiormente a rischio di problemi respiratori. Il consiglio è dunque quello di evitare esposizioni prolungate all’aria aperta, soprattutto se si tratta di attività che richiedono un’alta frequenza respiratoria”.
Indossare le mascherine anti-smog potrebbe essere un’alternativa e uno strumento per tutelare la nostra salute?
“Le mascherine chirurgiche, quelle aperte di fianco, non servono a nulla in questo caso, perché è proprio dal fianco che si respira. Questo tipo di mascherine serve solo ad evitare che un paziente infetto contagi a sua volta altri individui. In questo caso servirebbero le mascherine antigas con il filtro per le particelle più piccole ma, dal momento che il filtro aumenta le resistenza all’inalazione dell’aria, portarle per più di qualche minuto è impossibile”.
Alla luce di quanto spiegato, come possiamo difenderci dall’inquinamento? Aldilà dei provvedimenti amministrativi cosa può fare il singolo cittadino per produrre meno smog?
Per il professor Sergio Harari, Direttore dell’Unità di Pneumologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano, in un’intervista al Corriere della Sera, “bisogna cercare di evitare esposizioni prolungate all’aria aperta nelle ore di massima concentrazione dello smog: niente attività fisica quindi quando i livelli di inquinanti sono alti o nelle aree più malsane. È importante anche arieggiare gli ambienti domestici. Privilegiate l’uso di mezzi pubblici o la bicicletta e lasciate a casa l’auto. Niente camini o riscaldamento a legna (l’inquinamento da combustione di legna è tutt’altro che trascurabile). Anche lo smaltimento dei rifiuti produce inquinamento, effettuare una corretta raccolta differenziata è un contributo significativo alla sua riduzione.
Per produrre meno smog, il singolo individuo può, ad esempio, usare meno l’auto, e soprattutto evitare di usarla per il trasporto di una sola persona. Può ricorrere al car pooling (più persone che condividono lo stesso percorso e decidono di utilizzare a turno una sola vettura) e al car sharing (parco macchine condiviso da più utenti), servizio normalmente fornito dai Comuni delle principali città italiane. Nell’utilizzo dell’auto è importante evitare velocità elevate ed accelerazioni e frenate inutili, controllare la pressioni dei pneumatici e, al momento della scelta dell’auto, privilegiare quelle meno inquinanti secondo il proprio utilizzo: ibride e benzina in città, diesel sui lunghi percorsi. Metano e gpl se vicini alla rete di distribuzione. Utilizzare il più possibile i mezzi pubblici, la bicicletta e muoversi a piedi, permette anche di ricavare un notevole beneficio in termini di salute fisica e mentale”.
Perché i nostri polmoni sono il primo organo bersaglio dell’inquinamento?
“In media i nostri polmoni filtrano circa 28.400 litri d’aria al giorno. Nel polmone di un adulto ci sono circa 300 milioni di alveoli polmonari (le cellette microscopiche che formano il tessuto polmonare e consentono lo scambio tra l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo e il sangue). Si stima che la superficie degli alveoli abbia un’area totale di 70-80 metri quadri: la grandezza circa di un campo da tennis. Il sangue si diffonde lungo questa enorme superficie e, attraverso di essa, scambia i suoi gas. L’aria che inspiriamo ha come primo filtro proprio i polmoni che, come una spugna, trattengono le particelle contenute nello smog. Lì possono depositarsi, oppure, attraverso i capillari, diffondersi nel sangue e da qui essere trasportate ovunque nel nostro organismo”.
Le persone anziane e i bambini sono più soggetti più a rischio..

“I fattori per i quali sono più suscettibili ai danni causati dallo smog sono molti e complessi, talvolta con interazione tra loro. In primis, molto spesso gli anziani soffrono di malattie preesistenti che possono essere aggravate dall’inquinamento, è questo il caso delle malattie cardiovascolari e respiratorie. In secondo luogo, perché la capacità dell’organismo di un anziano di sopportare situazioni di stress fisico è minore, così come rispetto ai più giovani sono inferiori le riserve dell’organismo. Infine i meccanismi cellulari di adattamento sono meno efficienti che nella popolazione giovanile. Gli anziani sono poi spesso portatori di malattie croniche per cui possono bastare piccole variazioni dell’equilibrio esistente tra organismo e ambiente esterno per determinare scompensi anche gravi. È questo, ad esempio, il caso dei malati di insufficienza cardiaca cronica, nei quali è stato provato che le polveri sottili possono giocare un ruolo sfavorevole facendo aumentare la frequenza e la gravità degli episodi di scompenso.
I meccanismi di difesa dell’organismo soprattutto nei più piccoli, possono essere ancora in fase di sviluppo. Molti organi sono in crescita e il loro sviluppo può risentirne. È il caso ad esempio dei polmoni che, se esposti ad alte concentrazioni di alcuni inquinanti, possono manifestare un ritardo di crescita. Inoltre i bambini hanno anche normalmente una ventilazione più frequente rispetto a quella degli adulti, ovvero, proporzionalmente, la quantità di aria scambiata in un minuto da un bambino è maggiore e di conseguenza sono maggiori anche le quantità di inquinanti ai quali è esposto. I bambini poi trascorrono normalmente più tempo degli adulti all’aria aperta, e giocando svolgono un’attività fisica che richiede un ulteriore aumento della ventilazione e quindi della quantità di aria scambiata nell’unità di tempo. Infine il bambino non ha la statura di un adulto: la sua altezza lo espone ad essere fisicamente più vicino e a contatto più stretto con le superfici stradali e i tubi di scappamento delle auto”.
Esistono rischi determinati dall’inquinamento per le donne in gravidanza?
“Sì, numerosi studi scientifici hanno affrontato il problema. Uno studio canadese e uno americano, in particolare, hanno provato su ampie casistiche e su lunghi periodi di osservazione (12 anni) che l’esposizione protratta delle mamme durante la gravidanza a elevati livelli di ozono, monossido di carbonio e PM 10 si associa a un ridotto peso alla nascita del neonato. La relazione tra inquinanti e peso alla nascita è inversamente proporzionale: tanto maggiore è l’esposizione tanto minore sarà il peso del nascituro. Il basso peso alla nascita in svariati studi è stato messo in relazione a elevati livelli di PM10. Un altro studio, svolto in Corea, ha valutato 52.113 nascite e suggerisce con forza l’esistenza di una stretta correlazione tra livelli anche bassi di inquinanti atmosferici, al di sotto degli attuali standard, e nascite pretermine. Inoltre, ricercatori americani hanno messo in relazione la presenza di alcune alterazioni genetiche e di asma infantile con l’esposizione agli idrocarburi durante il periodo gestazionale”.

Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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