La Voce di MBA

Gli italiani sono sempre più sportivi e dediti alla cura del corpo

Gli italiani secondo la scienza e stando a un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sono sempre più un popolo di sportivi.

Italiani e motori e italiani e sport sono due binomi necessari e quanto mai storici per il Belpaese, del resto se guidare una vettura è da molti ritenuta una sana forma di allenamento si potrebbe introdurre nelle attività sportive più praticate di recente la guida amatoriale. Luoghi comuni a parte, gli italiani secondo la scienza e stando a un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al primo trimestre 2017 confrontati con il primo trimestre 2012, sono un popolo sempre più dedito all’attività fisica. Sono, infatti, 20.199 le imprese che si occupano di sport in Italia: 18.560 le attività sportive e 1.639 le imprese che organizzano e offrono corsi sportivi e ricreativi. E l’intero settore è cresciuto del 25,7% nel giro degli ultimi cinque anni. La regione più “in forma” è la Lombardia che con 3.826 imprese pesa per il 19% sul totale italiano. Poi troviamo il Lazio (2.223 imprese, 11%), l’Emilia Romagna (1.944 imprese, 9,6%), il Veneto (1.635 imprese, 8,1%) e la Toscana (1.632 imprese, 8,1%). Prima tra le regioni del sud la Campania (7%). A crescere di più in cinque anni sono il Lazio (+37%), il Veneto (+35%) e le Marche (+34%).
I dati fanno riferimento alle sedi di impresa oggi attive. Tra le province italiane, prima è Roma con 1.760 imprese attive nei settori dello sport, l’8,7% del totale nazionale. Seconda Milano con 1.203 imprese, 6% del totale Italia. Poi Torino (842 imprese, 4,2%), Napoli (745, 3,7%) e Brescia (730, 3,6%). La Lombardia, invece, è tra le regioni più in crescita: +28% dal 2012, sono 3.516 le attività sportive (+24%) e 310 i corsi sportivi e ricreativi (+101%). Milano da sola pesa il 31,4% lombardo, +30,6% in cinque anni. Seguono Brescia con 730 imprese (+25%) e Bergamo con 460 imprese (+20%). Superano le 250 imprese anche Varese (+17,6%) e Monza e Brianza (+30,5%).

Tuttavia, se si guarda con più attenzione al Paese si coglie subito la differenza tra Nord e Sud. Sono infatti i settentrionali a praticare attività fisiche in modo costante, in più arriva proprio dal Trentino il campione più virtuoso.  Il 22% del campione intervistato da UniSalute pratica attività fisica più volte alla settimana, il 16% una volta a settimana, il 45% saltuariamente e solo il 18% ha dichiarato di non essere interessato allo sport, cadendo dunque nel rombante pentolone dei sedentari. Inoltre, in un recente convegno sul benessere tenutosi a Bruxelles è stato dichiarato che i cittadini europei completamente inattivi oggi sono circa 210 milioni e che annualmente la loro incidenza negativa sul bilancio dell’Unione Europea, causata dalle spese sanitarie e dai giorni di lavoro perduti, è pari a 80 miliardi di euro. E guardando ai ragazzi italiani i dati precipitano: ben il 92% dei tredicenni non svolge la dose minima di attività fisica raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Gli italiani compresi nella fascia d’età che va dai 35 ai 44 anni sono parte della fascia di popolazione più sedentaria, mentre i più attivi hanno tra i 30 e i 34 anni. E le principali ragioni che inducono a muoversi sono: mantenersi in salute (29%); sentirsi bene con se stessi (29%); mantenersi in forma (26%); perdere peso (11%). Il sondaggio ha poi evidenziato quali sono le attività motorie preferite: passeggiata (55%, che sale al 64% tra gli over 65), esercizi in casa (25%) corsa (9%). Proprio a tal riguardo, aumenta sempre di più il numero di italiani che incominciano a svolgere questa intramontabile attività. Basti dire che nel 2016 40.000 connazionali hanno concluso una maratona.  Dall’indagine di UniSalute emerge anche un altro dato importante: il 71% di chi svolge esercizio fisico non si rivolge ai professionisti del settore, esponendosi al rischio di svolgere attività inadeguate, infortunarsi e dunque mettere a rischio la propria salute. Solo l’11% del campione si affida a un personal trainer e solo il 7% a un preparatore atletico.
 

Exit mobile version