La Voce di MBA

Il video messaggio di Marco, ragazzo down vittima di bullismo

I recenti fatti di cronaca hanno ancora una volta acceso i riflettori su un fenomeno purtroppo diffuso tra i giovani: il bullismo. Da indagini statistiche sul bullismo e cyberbullismo emergono dati allarmanti: un ragazzo su due sarebbe oggetto di vessazioni da parte di altri adolescenti.
E’ passato quasi un anno dal commovente monologo dell’attrice Paola Cortellesi, intervallato dalla voce del cantautore Marco Mengoni sulle note della sua canzone “Guerriero”, in occasione dello show di Rai Uno Laura&Paola, per la lotta al bullismo. Impossibile dimenticare quei minuti che hanno attratto l’attenzione del pubblico in sala e di quello a casa, riscuotendo un grande successo mediatico. Questa volta la faccia ce la mette, ma sul web, Marco Baruffaldi, un giovane 22enne di Castelfranco Emilia in provincia di Modena, affetto da sindrome di down. Marco non è un personaggio famoso del mondo dello spettacolo, ma è già diventato un volto noto grazie ai suoi videomessaggi sui social contro il bullismo. Il suo manifesto rap ‘Siamo diversi tra noi’, sempre contro il bullismo, ha raccolto migliaia di visualizzazioni.
Marco in questi giorni è tornato di nuovo sul web con un video “vi aiuterò  contro il bullismo”, che è diventato virale su facebook.

“Vorrei raggiungere più persone possibili così che possano imparare a reagire e a difendersi contro il bullismo”. La sua storia è stata raccontata in un appello su Il Resto del Carlino. “Fin da piccolo – ha detto – a scuola sono stato maltrattato brutalmente. Un ragazzino mi picchiava continuamente, mi minacciava. E ho subito di peggio da un insegnante di sostegno: mi prendeva a sberle, mi pestava i piedi, mi insultava. Mi seguiva con l’auto per minacciarmi, perché non voleva che lo dicessi ai miei genitori. E io non ho mai detto niente”.
Il bullismo è il male del secolo, un’epidemia silenziosa; secondo il rapporto Istat “Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi”, tra i ragazzi che usano cellulare e Internet il 5,9% ha denunciato di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, mail, chat o social network. Vittime più di tutti sono le ragazze: il 7,1% contro il 4,6% dei ragazzi. Le statistiche riguardano soprattutto adolescenti di età tra i 14 e i 17 anni. Il bullismo può manifestarsi in diverse forme (fisico, verbale, pregiudizievole, relazionale) e la salute mentale di chi subisce le azioni è altamente a rischio. Negli ultimi anni i bulli e i cyberbulli sono raddoppiati anche con l’avvento delle nuove tecnologie e i casi di suicidio, causati dalle loro azioni, purtroppo sono aumentati.
L’ultimo in ordine di tempo è il caso di una mamma del Mississippi che ha pubblicato una foto del figlio dodicenne disteso nella bara per dimostrare quali tragiche conseguenze può avere il bullismo. Il giovane si è suicidato a causa delle continue prese in giro dei compagni sul suo orientamento sessuale.
In che modo è possibile frenare questo fenomeno in espansione? A spiegarlo è il vademecum elaborato dalla Società Italiana Pediatria, Polizia di Stato e Facebook, rivolto non solo ai ragazzi, ma anche ai genitori per aiutare ad affrontare il disagio.
Il primo consiglio è parlare con i figli; il secondo è creare un circuito di informazione che coinvolga la scuola e i pediatri; il terzo tenere sempre a mente che l’unica arma è la prevenzione.
“I fattori che possono portare a diventare vittime di bullismo  – ha spiegato in un’intervista a Mutua Mba, la dottoressa Marinella Cozzolino, psicologa-psicoterapeuta – sono diversi e dipendono dall’età e dal sesso di chi è vittima dei bulli e difficilmente si sviluppano all’improvviso. Spesso il bambino o il ragazzo è una vittima predestinata. I genitori cadono nell’errore di non omologare i figli ai suoi compagni e questo è un elemento che porta inevitabilmente all’isolamento dal resto del gruppo. I bambini hanno bisogno di somigliare ai coetanei, di far parte del gruppo. Anche le conseguenze dipendono dal sesso e dall’età, generalmente le ragazze assumono un comportamento irascibile in casa, mentre i maschi tendono a chiudersi nelle mura domestiche perché hanno difficoltà nel gestire l’impotenza. Possono verificarsi anche altri fattori, quali ad esempio fasi regressive, rifiuto del cibo, o al contrario un eccessivo bisogno di mangiare per ingrassare e giustificare così le vessazioni nei loro confronti perché si è grassi e diversi (questo è un fenomeno che colpisce di più le pre-adolescenti), il bisogno di tenere la luce accesa durante la notte o la presenza dei genitori prima di dormire. Sono sentimenti di angoscia che colpiscono le vittime di bullismo che hanno paura di affrontare gli altri. Il genitore deve intervenire, attraverso il dialogo con il bambino e con l’istituzione scolastica, nel momento in cui nota cambiamenti di questo tipo”.
La specialista consiglia innanzitutto “un maggiore presenza degli adulti a livello scolastico, ma non dal punto di vista didattico; non si conoscono i figli fuori di casa, è importante sapere qual è il comportamento che adottano a scuola. Il genitore deve comprendere  le dinamiche dei bambini e sin da piccoli educarli al dialogo, alla comunicazione delle loro emozioni. I piccoli devono parlare di se stessi perché vogliono delle risposte semplici e pratiche”.
Alla violenza si può solo rispondere con una forte ed incisiva azione educativa.
Da parte delle Istituzioni è stato messo in campo, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,  il Piano nazionale 2016/2017 per prevenire e combattere il bullismo e il cyberbullismo. Si è svolta lo scorso 7 febbraio la prima Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, evento che ha seguito il Safer Internet Day (SID) del 6 febbraio, giorno dedicato alla sicurezza sulla rete in generale, perché è importante l’uso consapevole degli strumenti web che più di una volta invece si trasformano in “armi” nelle mani dei bulli. Il bullismo oggi è diventato non solo fisico, ma anche virtuale e va combattuto e non ignorato. Bisogna imparare ed avere il coraggio di reagire come ha fatto Marco.
“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”. Isaac Asimov.
 

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