BABBO NATALE NON ESISTE! PERCHE’ SMETTERE DI CREDERCI? L’intervista alla psicologa-psicoterapeuta Marinella Cozzolino

Little children with gift boxes sitting on authentic Santa Claus' knees indoors

E’ un incantesimo che ha purtroppo i giorni contati quello di smettere di credere a Babbo Natale, un simpatico uomo barbuto vestito di rosso che vive in Lapponia insieme ai suoi amici elfi e che nella notte tra il 24 e il 25 dicembre distribuisce regali ai bambini grazie alla sua slitta volante guidata dalle magiche renne.
E’ un momento che tutti abbiamo affrontato ed ognuno con delle reazioni che non si dimenticano: c’è chi si sente tradito dai genitori, chi si arrabbia e chi invece nonostante abbia saputo che Babbo Natale è un personaggio della fantasia finge di crederci.  E’ questo il risultato di un sondaggio dell’Università di Exeter nel Regno Unito, condotto dal professor Chris Boyle, psicologo, denominato “Santa survey”, il primo accademico internazionale sul tema, che ha coinvolto 1200 persone provenienti da diversi Paesi, prevalentemente adulti che si sono trovati riflettere sui ricordi di quando erano bambini e aspettavano l’arrivo del Natale con tanta gioia ed emozione. Le domande che gli psicologi dell’Università di Exeter hanno formulato per misurare l’impatto psicologico del mito del Babbo Natale sono state: Quando i bambini smettono di credere in Babbo Natale? Ti senti angosciato dalla rivelazione che Babbo Natale non è reale? Eri arrabbiato con cui ti avevano mentito, quando l’hai scoperto? Il Natale era diverso dopo? La magia è scomparsa?
Secondo il sondaggio, un terzo degli intervistati ha evidenziato di essere rimasto molto turbato quando ha scoperto che Babbo Natale non era reale, mentre il 15% si è sentito tradito dai genitori e il 10% era arrabbiato. Per molti questo passaggio ha minato la fiducia negli adulti. Il 65% delle persone ha giocato con il mito di Babbo Natale, nell’infanzia, anche se sapeva che non era vero. E il 34% desiderava credere ancora nella sua esistenza. L’età media a cui gli intervistati dichiarano di aver smesso di credere a Babbo Natale è intorno agli 8 anni.
Ma da adulti quando si diventa genitori come si reagisce alle domande dei figli? Il 31% degli intervistati ha dichiarato di aver negato che Babbo Natale non sia vero quando gli è stato chiesto direttamente dal figlio, mentre il 40% non lo ha negato di fronte a una domanda specifica.
Sondaggi a parte, non dimentichiamo che spesso a svelare che Babbo Natale è una bellissima storia che ha origini antiche  – in principio era San Nicola un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira, cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia – sono i bambini più grandi o persone estranee alla famiglia, come avvenuto di recente presso una Chiesa di Quartu Sant’Elena in Sardegna dove Padre Simone Farci nel corso dell’omelia domenicale, in buona fede, ha rivelato che Babbo Natale non esiste.
Un discorso che non ha però, purtroppo, tenuto in considerazione il fatto che le prime file della chiesa di Sant’Antonio fossero occupate da bambini alcuni dei quali sono scoppiati in lacrime tanto che i catechisti sono dovuti intervenire per tentare di placare l’inquietudine di alcuni piccoli.
Quando e qual è il modo migliore e meno indolore per dire ai bambini che Babbo Natale non esiste? Perché dobbiamo smettere di crederci?
L’abbiamo chiesto alla dottoressa Marilena Cozzolino, psicologa-psicoterapeuta.
 Dottoressa, l’età media in cui si smette di credere a Babbo Natale è intorno agli 8 anni. Colpa di internet e dei social media? 
“Credo che sia segno dei tempi. Paradossalmente è proprio il virtuale a farci continuamente mettere in discussione il reale.
Pensiamo ai servizi giornalistici legati a molte trasmissioni, non ultimo quello legato a chi crede che la terra sia piatta. I bambini, fin da piccolissimi, grazie a canali come YouTube, sono alla costante ricerca della verità sulle cose. E’ proprio attraverso l’uso di internet e dei social che anche le informazioni riguardanti Babbo Natale si diffondono tra i piccolissimi. Non dimentichiamo tuttavia che ci sono genitori disattenti che si fanno scoprire e bimbi che hanno fratelli più grandi che, con una sottile dose di sadismo, avvisano in tempo record i piccoli di casa”.
Secondo lo studio inglese, che sta andando avanti e si prevedono altri risultati nel 2019, un terzo degli intervistati ha evidenziato di essere rimasto molto turbato quando ha scoperto che Babbo Natale non era reale, mentre il 15% si è sentito tradito dai genitori e il 10% era arrabbiato. Per molti addirittura questo passaggio ha minato la fiducia negli adulti. Che ne pensa?
Esiste un modo “meno traumatico” per evitare queste conseguenze? 
“Certo che esiste. Se il bambino fa una domanda precisa e chiede ai genitori di raccontargli la verità significa che ha dei sospetti e vuole solo una conferma che in quel caso va data. Se si mente ad un bimbo che implora la verità si rischia, davvero di far si che non si fidi più dei suoi genitori e degli adulti in generale”.
Il 65% delle persone ha giocato con il mito di Babbo Natale, nell’infanzia, anche se sapeva che non era vero. E il 34% desiderava credere ancora nella sua esistenza. Perché? Dobbiamo per forza smettere di crederci? 
“Ci sono favole, che riconosciamo come favole, ma ci emozionano, ci commuovono, ci fanno sorridere e vogliamo ascoltarle tante e tante volte. Con Babbo Natale accade la stessa cosa. L’importante è il fine ed il fine è credere ad una favola. La favola dei buoni, che vengono premiati da un buono che esaudisce i loro desideri”.
Persone adulte, soprattutto donne, ancora oggi si divertono a scrivere la letterina che va aldilà della richiesta di doni materiali ma desiderano, chi in maniera scherzosa – mica tanto – che i propri figli la smettano di chiamare la mamma per ogni cosa, che il marito imparasse a trovare da solo le proprie cose in casa e chi, in maniera piuttosto seria si rivolge a Babbo Natale chiedendo forza per amarsi, di non avere sempre sensi di colpa e paura dei giudizi altrui.
Dottoressa, cosa significa? Scrivere una lettera che non verrà spedita e che non avrà delle risposte certe ma solo speranze rappresenta comunque una sorta di rassicurazione? 
“Scrivere una lettera di speranze può essere terapeutico ma solo ad una condizione: che non si creda, ancora da adulti, che possa arrivare qualcuno ad esaudire i nostri desideri.
La felicità e la realizzazione dei sogni passano attraverso un laborioso meccanismo che si chiama costruzione. E si fonda solo ed esclusivamente su se stessi. Solo così si può essere felici”.
Credere nelle favole come quella di Babbo Natale emoziona sia grandi che piccoli e non necessariamente quindi dobbiamo smettere di credere ad una storia che ci fa sorridere e sognare sin da quando si è bambini.
Con loro poi è sempre meglio essere sinceri e non solo a Natale.
Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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