Terapie innovative, è possibile sopravvivere dal tumore al rene

La tecnologia è un’ottima alleata della salute (e della medicina). Sfogliando i dati diffusi dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica c’è da essere ottimisti: nell’arco di cinque anni, in Italia, le persone vive dopo la diagnosi di tumore del rene sono aumentate del 15%. Erano circa 125 mila nel 2018, per diventare 144.400 nel 2022. La metà dei pazienti diagnosticati in fase precoce guarisce. Nel 30% dei casi invece la malattia è individuata in fase avanzata o metastatica e in un altro 25-30% si ripresenta dopo l’intervento chirurgico eseguito con intento curativo.

Si tratta di un successo registrato nell’ambito medico e della ricerca che si deve innanzitutto ai numerosi strumenti efficaci di cura che nel corso degli anni hanno migliorato la chirurgia, le terapie e la stessa capacità di controllo della neoplasia metastatica. A questo proposito, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e l’Associazione Nazionale Tumore del Rene (ANTURE), dal Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO) a Chicago, hanno promosso la campagna nazionale di sensibilizzazione, realizzata con il supporto incondizionato di IPSEN, per diffondere tra pazienti e cittadini gli importanti passi avanti della ricerca.

Innovazione e sport. “L’importante incremento della sopravvivenza e del numero di pazienti vivi dopo la diagnosi è dovuto all’introduzione delle terapie innovative e dell’immunoncologia che, in quasi vent’anni, hanno permesso di contrastare con successo anche i casi di malattia in fase avanzata – fa sapere al Sole24Ore Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. L’innovazione terapeutica ha rivoluzionato la pratica clinica e restituito speranza a milioni di persone in tutto il mondo. Con questa campagna vogliamo migliorare il livello di consapevolezza dei pazienti e dei cittadini sui progressi della ricerca. Senza dimenticare il ruolo degli stili di vita. È dimostrato che l’attività fisica praticata con costanza è in grado di ridurre fino al 22% il rischio di sviluppare la malattia. Anche nei pazienti che hanno già ricevuto la diagnosi, il movimento può migliorare del 15% i risultati dei trattamenti, riducendo ansia e depressione, con un impatto positivo sulla qualità di vita. Ma, in Italia, il 31,5% dei cittadini è sedentario. Serve più impegno per far comprendere a tutti i grandi benefici dell’attività fisica”.

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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