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Ripensare gli spazi, dentro e fuori casa. Le sfide della pandemia

Il 2020 è stato l’anno della riorganizzazione delle abitudini, degli spazi e del modo di ripensare alle attività ordinarie del quotidiano. Il 2021 sarà invece l’anno della messa in pratica. Insomma – adoperando un linguaggio tecnico – si passerà dallo studio di fattibilità all’esecuzione del progetto. Con l’esplodere della pandemia a livello globale gli spazi sono stati ripensati in osservazione alle attuali norme in vigore che richiedono distanziamento interpersonale, ambienti areati e ben sanificati. Una riorganizzazione che in un primo momento ha investito innanzitutto edifici scolastici, ospedali e case di cura e di degenza, e che adesso invece riguarda anche le abitazioni dei privati.

Tra lezioni a distanza e smart working, scuola e lavoro si sono trasferiti in pianta stabile nel salotto di casa ed è per questa ragione che gli architetti iniziano a disegnare case a prova di CoVid19. La creatività interpreta i bisogni sociali traducendoli in prodotti che rispondono (anche) all’esigenza di sanificazione e distanziamento sociale. Inoltre, in questo senso una delle aree più interessanti da riscoprire dopo la pandemia sarà il loro ruolo nelle famiglie italiane e come le case sono cambiate dopo questo anno certamente inedito per tutti.

Non solo interni, però. La pandemia infatti offre alle amministrazioni comunali, e non meno alle province e alle regioni, un’ottima opportunità di riorganizzazione degli spazi urbani. In che modo? L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando rappresenta infatti una valida chance per riflettere sulla potenzialità delle città dopo il CoVid19. La sfida internazionale è stata lanciata da quattro architetti Peter Lorenz, Giulia Decorti, Christian Kühn e Harald Trapp che, riunitisi a Trieste,  hanno cercato di offrire un modello di città dettato dall’attuale contesto in atto. Al centro della riflessione condivisa troviamo le zone separate (industria, commercio, e altre) per destinarle ad usi misti. Negli ultimi anni del dopoguerra, le nuove strutture urbane periferiche erano state pensate come aree solo pratiche ed economiche. Oggi però le periferie devono poter fronteggiare e risolvere numerose criticità, come i costi elevati delle abitazioni, le distanze troppe alte che rendono necessario negli spostamenti l’uso dell’auto e il traffico individuale eccessivo.

Per i quattro esperti quindi l’urbanistica è l’argomento cardine del 2021 e degli anni a venire: sarà infatti nell’ecosistema urbano che si deciderà il futuro dell’uomo e la sostenibilità del modello economico-sociale, visto che ormai il 60% della popolazione mondiale vive regolarmente in città. Cambiare il modo di vivere e organizzare le città in modo ecosostenibile farà la differenza tra la distruzione e/o la sopravvivenza.

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