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Ricerca: studio San Raffaele svela presenza di network cerebrali alterati nei pazienti con Parkinson

Una ricerca del San Raffaele ha dimostrato come i pazienti affetti da Morbo di Parkinson possano presentare network cerebrali alterati: per questo spesso non solo soffrono di disturbi motori, come tremori o difficoltà di coordinamento, ma presentano anche deficit cognitivi.

 
Secondo uno studio pubblicato recentemente su Radiology, e realizzato dai ricercatori dell’Unità di Neuroimaging quantitativo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, a causare le difficoltà cognitive sarebbero, oltre alla degenerazione delle aree cerebrali, anche i network cerebrali alterati, quelli che consentono alle diverse parti del cervello di “comunicare” tra loro, processando e scambiando informazioni.
Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva; fa parte di un gruppo di patologie definite “Disordini del Movimento” e tra queste è la più frequente.
Una prima descrizione dei sintomi del Parkinson sarebbe stata trovata in uno scritto di medicina indiana che faceva riferimento ad un periodo intorno al 5.000 A.C. ed un’altra in un documento cinese risalente a 2.500 anni fa. Il nome è legato però a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo, che descrisse il morbo nel “Trattato sulla paralisi agitante”.
La malattia colpisce sia uomini che donne, l’età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, anche se circa il 5 % dei malati può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni.
Molto spesso, le persone affette dal Parkinson non solo soffrono di disturbi motori, come tremori o difficoltà di coordinamento, ma presentano anche deficit cognitivi, che colpiscono funzioni fondamentali come la memoria, l’attenzione o il linguaggio.

Secondo uno studio pubblicato recentemente su Radiology, e realizzato dai ricercatori dell’Unità di Neuroimaging quantitativo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, a causare le difficoltà cognitive sarebbero, oltre alla degenerazione delle aree cerebrali, anche la degenerazione delle connessioni tra le aree, cioè un’alterazione dei network che consentono alle diverse parti del cervello di “comunicare” tra loro, processando e scambiando informazioni.
La scoperta, oltre a gettare nuova luce sui meccanismi degenerativi del Parkinson, potrebbe essere molto utile per trovare nuovi approcci diagnostici e predittivi delle disabilità cognitive in pazienti affetti dalla malattia.
La ricerca, realizzata grazie ai finanziamenti del Ministero della Salute Italiano e dal Ministero dell’Educazione e della Scienza della Repubblica di Serbia, si è basata sull’osservazione – attraverso la risonanza magnetica con tensore di diffusione – del cervello di 170 pazienti affetti dalla malattia Parkinson. Circa un terzo dei malati mostrava lievi disabilità cognitive, oltre alle tipiche disabilità motorie. Il particolare tipo di risonanza magnetica utilizzata dai ricercatori ha consentito, dopo una precisa analisi matematica dei dati, di “fotografare” il cosiddetto “connettoma”, cioè la struttura delle connessioni tra le diverse aree cerebrali. Oggi lo studio del connettoma – invece che delle aree trattate come entità autonome – è sempre più diffuso, e riflette un nuovo modello scientifico del cervello come di un sistema capace di svolgere le sue funzioni più complesse (come quelle cognitive) grazie soprattutto alla sua natura integrata, come confermato anche da questa ricerca.
I pazienti che avevano solamente disturbi motori presentavano network cerebrali simili a quelli di un soggetto sano; invece, nei pazienti con declino cognitivo, i network sono risultati alterati.
Sembrerebbe quindi che il Parkinson possa essere caratterizzato da due fenomeni cerebrali distinti: dalla degenerazione di aree circoscritte di materia grigia, associata ai sintomi motori della malattia e, dall’altro lato, dalla presenza di network cerebrali alterati, associata all’insorgenza di disabilità cognitive.
Come ha spiegato Federica Agosta, co-autrice dello studio e ricercatrice presso l’Unità di Neuroimaging quantitativo all’IRCCS Ospedale San Raffaele: “I deficit cognitivi sono tra le complicazioni più diffuse della malattia di Parkinson e uno dei motivi di maggior preoccupazione per i pazienti e per le persone che si prendono cura di loro. Se i nostri risultati verranno confermati da altri studi, l’alterazione dei network cerebrali potrebbe diventare un indicatore precoce della presenza di declino cognitivo nei pazienti affetti da Parkinson, permettendo così un intervento di sostegno più rapido ed efficace”.

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