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Oltre la “disabilità” invisibile. ONE SENSE, il primo ristorante dove si parla la lingua dei segni.

Sign Language Love

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One Sense è il nome del primo ristorante, in zona Garbatella a Roma, dove si parla il LIS, la lingua dei segni.
Valeria Olivotti è la proprietaria, una ragazza sorda di 29 anni che, con il suo staff di camerieri udenti e non udenti, ha realizzato un sogno. Il nome del locale non è riferito al senso mancante ma alla sfida che la giovane imprenditrice ha vinto: “il locale che non c’era”, così l’ha definito.
Le proposte del menù, alla portata di tutti, sono contraddistinte da un numero per facilitare l’interazione fra ospiti e personale di sala.
“Ho avuto una vita tutta in salita – ha dichiarato alla stampa Valla Olivotti – come del resto accade a tutte le persone sorde, che vivono in un mondo dove vige ancora il pregiudizio che noi sordi, con la nostra ‘disabilità’ invisibile, non siamo in grado di condurre una vita normale. Noi non la viviamo come un problema, ma solo come un dato di fatto”.
Il grande risultato l’ha raggiunto insieme alla mamma Donatella.
“Grazie al sostegno straordinario di mia madre – ha detto – tre anni fa ho deciso di realizzare un progetto di ristorazione che non avevo mai visto in giro per il mondo. One Sense rappresenta questo, una sfida vinta da una giovane ragazza sorda convinta che attraverso il cibo l’integrazione tra il nostro mondo e quello degli udenti sia più facile da raggiungere”.
Quello di Valla, così la chiamano gli amici, è un sogno diventato realtà a conferma del fatto che oggi il linguaggio dei segni non è più un mezzo che consentiva ai sordi di comunicare, ma permette un’integrazione a tutto tondo anche per gli udenti che imparandola avranno modo di comprendere e apprezzare una “disabilità”.
La LIS (Lingua dei Segni Italiana) è la lingua usata dalle persone sorde e udenti appartenenti alla Comunità Sorda Italiana ed è un sistema comunicativo che sfrutta il canale visivo-gestuale che risulta integro nelle persone Sorde.
Grazie a William Stokoe è iniziata la ricerca sistematica sulla lingua dei segni negli USA alla fine degli anni cinquanta. Secondo gli studi del linguista statunitense i singoli segni della ASL (American Sign Language, la lingua usata dalla Comunità Sorda Statunitense) possono essere scomposti in un numero relativamente limitato di unità minime prive di significato, che combinate diversamente danno origine a moltissimi segni, esattamente come nelle lingue parlate i fonemi, le unità linguistiche minime prive di significato possono, componendosi e ricomponendosi tra loro, dare origine a un numero enorme di parole diverse.
In Italia la ricerca sistematica sulla LIS è iniziata negli anni ottanta per opera dei ricercatori dell’Istituto di Psicologia del CNR di Roma, diretto dall’equipe di Virginia Volterra. In stretta collaborazione con un nutrito gruppo di persone Sorde dallo studio è emerso che la Lingua dei Segni Italiana, come le altre LS nel mondo, è una vera e propria lingua al pari delle lingue vocali con delle proprie regole sintattiche, semantiche, morfologiche e fonologiche. Da quel momento è stata riconosciuta la LIS, usata dalla Comunità Sorda Italiana, come una vera lingua e che, come tale, è espressione della cultura e delle tradizioni di una vera e propria minoranza linguistica, inserita in una maggioranza udente, ma ben distinta da essa.
(fonte:http://www.grupposilis.it).

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