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Nascite, l’Italia è in crisi. Servono nuove politiche

Nascite, l'Italia è in crisi. Servono nuove politiche

Non c’è più tempo. Un allarme che coinvolge l’Europa e l’Italia e che riguarda la crescita della popolazione, sempre più rallentata. Sono i dati resi pubblici in queste ore dall’Istat a far crescere l’apprensione sulle politiche demografiche legate alle nuove nascite e a motivare l’intervento del Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo, che dichiara: “se non cambia l’approccio al tema della natalità, l’Italia è destinata al declino”.

Il report a cui si fa riferimento è intitolato “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie” e offre un quadro demografico chiaro: la popolazione residente è in decrescita, da 59,6 milioni al primo gennaio 2020 a 58 milioni nel 2030, a 54,1 milioni nel 2050 e a 47,6 milioni nel 2070. Il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale. Il 2048 potrebbe essere l’anno in cui le morti potrebbero doppiare le nascite, 784mila contro 391mila.

“È chiaro – commenta De Palo – che l’assegno unico così non può bastare. O l’attuale riforma fiscale interviene rimuovendo gli ostacoli alla formazione di nuove famiglie, incentivando con decisione i progetti delle coppie che desiderano figli, oppure le previsioni dell’Istat diventeranno un grande necrologio. Per una vera inversione della dinamica demografica negativa, occorre una riforma del sistema tributario e degli incentivi che tenga conto dei carichi familiari e un piano strutturato per la ripartenza della natalità all’interno del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza”. “Il fisco deve sostenere con decisione la famiglia e la natalità, perché la crisi demografica sta già delineando un percorso di declino per il nostro Paese che dobbiamo contrastare a partire da questo momento. Domani sarà già troppo tardi”.

La crisi coinvolge tutto il Paese, anche se non mancano le differenze Centro-nord e Mezzogiorno. Nel breve termine si prospetta nel Nord (-1,3‰ annuo fino al 2030) e nel Centro (-2,2) un calo della popolazione meno considerevole rispetto al Sud (-5,4). Tra il 2030 e il 2050, e ancora tra il 2050 e il 2070, tale tendenza si rafforza, con un calo di popolazione in tutte le ripartizioni geografiche ma con più forza in quella meridionale. Nel Nord, in genere meno sfavorito, la riduzione media annua sarà dell’1,4‰ nel 2030-2050 e del 4,3‰ nel 2050-2070, contro -6,9 e -10,3‰ nel Mezzogiorno.

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