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Malattie reumatiche e maternità: le cure esistono sono ignorate

malattie reumatiche

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Sono circa 3 milioni e mezzo le donne che in Italia soffrono di malattie reumatiche, un dato questo che va a scontrarsi con la maternità.
Stando infatti al parere di professionisti accreditati la maggior parte delle donne (32% dei casi) ha paura di mettere al mondo un figlio perché incerta di farcela se affetta da questa patologia.
Per colmare queste paure gli esperti ritengono necessaria la costruzione di un approccio di genere e multidisciplinare, maggiore informazione e sostegno alle future mamme che devono essere a conoscenza della possibilità di trattamenti compatibili con la gravidanza, supporti assistenziali e Centri di riferimento di medicina di genere con competenze multidisciplinari per seguire la gravidanza delle donne con malattie reumatiche.
Se da una parte il 32% delle donne con malattie reumatiche teme di non farcela, il 16% di queste invece è preoccupata dalla trasmissione ereditaria al bambino della propria malattia.
 
Di malattie reumatiche e gravidanza e dei risultati dell’indagine condotta in 24 centri reumatologici di riferimento sul territorio nazionale italiano, su 398 donne con malattie reumatiche tra i 18 e i 55 anni, se ne è parlato lunedì 29 ottobre a Roma nel corso del convegno “La salute della donna con malattie reumatiche croniche in età fertile. Il valore della medicina di genere”, organizzato da HPS-AboutPharma e Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. Il fenomeno non è di certo contenuto.
In Italia secondo Istat le malattie reumatiche rappresentano la condizione cronica più diffusa nella popolazione e colpiscono 5 milioni e mezzo di persone; 2 su 3 sono donne, ben 3 milioni e mezzo di italiane che hanno a che fare con queste malattie.
 
“Nell’immaginario comune le malattie reumatiche sono associate alla vecchiaia, ma sappiamo che prediligono le donne e si manifestano per lo più in età giovane, condizionando il sogno di essere mamme”. A precisarlo è stato Francesca Merzagora, presidente Onda, che ha spiegato come diversi studi dimostrano che gli ormoni femminili giocano un ruolo importante nelle cause e nello sviluppo delle malattie reumatiche. Soprattutto in reumatologia, quindi, guardare la malattia ‘al femminile’ attuando un approccio di genere è fondamentale: “può portare – ha detto Merzagora – a migliorare la diagnosi e la terapia e permettere quindi alle donne di programmare una vita familiare in sicurezza”.
 
La gravidanza e le malattie reumatiche, come artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondiloartrite assiale, lupus eritematoso sistemico e sclerosi sistemica, si influenzano a vicenda, a volte con effetti positivi altre volte con effetti negativi. La gestazione infatti può influire sul decorso della malattia che, a sua volta, se non ben controllata, può causare diverse complicanze. “Lo specialista ha un ruolo fondamentale in questo delicato momento della donna”, ha invece detto Angela Tincani, professore ordinario di Reumatologia, Università degli Studi di Brescia e Coordinatrice Gruppo medicina di genere, Sir – Società Italiana di Reumatologia. “Per quanto non priva di rischi, con un’attenta gestione medica e ostetrica la gravidanza può avere un esito favorevole, è necessario però programmarla in un periodo di remissione stabile della malattia. Va sfatato il preconcetto secondo cui in gravidanza non sia possibile praticare il trattamento appropriato: esistono farmaci che possono essere utilizzati in donne colpite da malattie infiammatorie croniche prima e durante la gravidanza e continuati anche durante l’allattamento al seno. Il trattamento deve essere gestito e condiviso da reumatologo e ginecologo”.
 
Purtroppo per molti anni le donne affette da malattie reumatiche non sono state informate in merito alla possibilità di affrontare una gravidanza in serenità e spesso è stata loro sconsigliata. La mancanza di confronto con il clinico e di counselling su queste tematiche sono emersi anche da un altro risultato dell’indagine che evidenzia che ben un terzo delle partecipanti con malattie reumatiche, in fase di diagnosi e cura, ha dichiarato che non era mai stato chiesto loro se desiderassero avere un figlio. L’appello a colmare questo gap informativo tra medico e paziente arriva dalle associazioni di pazienti ANMAR e APMAR che chiedono una maggiore e puntuale comunicazione da parte del medico alla donna con malattia reumatica e un adeguato supporto psicologico prima della decisione di diventare mamma, durante la gravidanza e dopo il parto, per chiarire dubbi e mitigare i timori ed essere informate in merito alla compatibilità con la terapia in atto.
 
 

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