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L’Europa cambi le politiche, o la popolazione resterà vittima dello smog

È grigio il cielo sopra l’Europa. È grigio il futuro delle popolazioni del Vecchio Continente che se devono fronteggiare gravi rischi come l’islamizzazione delle proprie terre sempre più scristianizzate e la costruzione di frontiere anti-migranti, hanno anche l’urgenza di abbassare il tasso di inquinamento presente nell’ambiente circostante. Anche se la qualità dell’aria sta gradualmente migliorando, lo smog resta uno dei più grandi rischi per la salute dell’uomo moderno, sempre più preso dall’industrializzazione delle proprie città e poco interessato a creare degli spazi green salva-polmoni. Respirare smog significa abbassare la qualità della vita a causa di malattie: è quanto viene fuori dal Rapporto “Qualità dell’aria in Europa 2016”, pubblicato il 23 novembre scorso dall’Agenzia europea per l’ambiente, secondo cui 467mila persone ogni anno muoiono in maniera prematura in 41 Paesi europei. Solo in Italia se ne contano 91mila.
Un dato allarmante che ha indotto il Parlamento europeo ad approvare rapidamente una direttiva per imporre limiti più bassi ai principali inquinanti con l’obiettivo di abbassarne entro il 2030 la quantità nell’atmosfera sotto i livelli del 2005. Le particelle incriminate sono composte chimicamente da acidi, metalli, polvere, da biossido di zolfo, la ragione delle piogge acide, e particolato che provoca malattie respiratorie e cardiovascolari (alcuni esempi: asma infantile, cancro al polmone, piombo nel sangue, autismo, congiuntiviti e allergie agli occhi, rinite allergica, broncopneunopatia cronica ostruttiva e conseguente aggravamento dei sintomi di influenza, raffreddore, bronchite e tonsillite).
smog
Secondo il rapporto “Qualità dell’aria in Europa 2016, la qualità dell’aria sta migliorando, ma lo smog resta uno dei più grandi rischi per la salute. Circa l’85% degli abitanti delle città dell’Unione europea nel 2014 sono stati esposti infatti a inquinamento da particolato a livelli ritenuti dannosi per la salute dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
La ricerca, realizzata in riferimento agli anni che vanno dal 2000 al 2014, si basa su uno studio realizzato “nei cieli” di circa 400 città europee. Malgrado lievi elementi che fanno pensare a piccolissimi miglioramenti, circa l’85% degli abitanti delle città dell’Unione europea nel 2014 sono stati esposti a inquinamento da particolato a livelli ritenuti dannosi per la salute dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L’inquinamento è prodotto principalmente dalle industrie, centrali elettriche e dagli ambienti domestici (le comuni abitazioni), a cui si aggiungono i trasporti, l’agricoltura e l’incenerimento dei rifiuti.
“La riduzione delle emissioni hanno portato a miglioramenti nella qualità dell’aria in Europa, ma non abbastanza per evitare danni inaccettabili alla salute umana e all’ambiente”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Agenzia, Hans Bruyninckx, affermando che i governi europei hanno la ferma necessità di affrontare le cause dell’inquinamento dell’aria, “il che – ha aggiunto – richiede una trasformazione radicale e innovativa della nostra mobilità, dell’energia e del sistema alimentare. Questo processo di cambiamento richiede un’azione da parte di tutti, tra cui le autorità pubbliche, le imprese, i cittadini e la comunità della ricerca”.
Gli europarlamentari sostengono che la nuova direttiva, già informalmente concordata con i governi nazionali, ha il fine di ridurre la quantità di elementi inquinanti nell’atmosfera sotto i livelli del 2005, entro il 2030. La relatrice britannica Julie Girling, appartenente al gruppo dei Conservatori e riformisti europei, ha affermato che si tratta di un emergenza sanitaria importante: “con le nuove regole vogliamo impegnarci tra il 2020 e il 2030 a migliorare i risultati in termine di salute del 50%. In pratica, 200mila persone in tutta Europa non dovranno più morire prematuramente per l’inquinamento atmosferico. È una sfida ambiziosa”, ha spiegato.
A seguito dell’accordo politico raggiunto inoltre lo scorso giugno con il Consiglio europeo, il Parlamento ha votato formalmente la revisione della Direttiva sui limiti nazionali di emissioni e adesso la palla passa agli Stati membri che hanno il compito di ratificare la Direttiva entro dicembre 2016. La proposta legislativa stabilisce nuovi impegni nazionali di riduzione delle emissioni applicabili a partire dal 2020 e il 2030 per SO2, NOx, NMVOC, NH3, e PM2.5, il che comporterà un miglioramento della qualità dell’aria per gli Stati membri.
Tra le città più inquinate d’Europa (pertanto fuori legge) il report pubblicato dall’Agenzia europea per l’Ambiente annovera anche la città di Piacenza, comune dell’Emilia-Romagna, il cui livello di polveri sottili presenti sul territorio è indicato con un bollino rosso, parametro elevato che indica una concentrazione media giornaliera, di Microgrammi di Pm10 al metro cubo, che oscilla tra 50 e 75. Inoltre, il semaforo salva-ambiente alza la paletta anche nei confronti di un’altra città del Nord Italia, Torino dove si sono superati per la trentacinquesima volta i 40 microgrammi al metro cubo di polveri sottili, nello specifico il Pm10, seguita da Milano, Brescia, Monza, Padova, Venezia, Treviso e Vicenza. Altro che nebbia nella Pianura Padana, la foschia è smog!
Oltrepassando le Alpi, invece, nel resto d’Europa se la passano non benissimo Polonia, Grecia e Bulgaria, mentre Portogallo, Spagna, Inghilterra e Germania risultano particolarmente virtuose. Ai primi posti troviamo l’Islanda – dove quasi tutta la popolazione usa energia prodotta da fonti rinnovabili, la Svezia e la Francia. A seguire Norvegia, Svizzera e Belgio.

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