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Il grande mostro dell’insonnia: non sempre si risolve

insonnia

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Buongiorno, buonasera e buonanotte. Sono queste le tre formule di saluto convenzionale che accompagnano tutti noi ogni giorno. Ad esse però non sempre corrisponde una verità. Nel senso che per chi riceve il saluto potrebbe non essere realmente un buon giorno, una buona sera o addirittura una buona notte.
In quest’ultimo caso la questione diventa interessante perché non sono poche le persone in Italia che soffrono di disturbi nel corso della notte e che dunque non riescono a dormire serenamente. Stando ai dati forniti lo scorso marzo dalla Coldiretti sarebbero circa 12 milioni gli italiani interessati dal problema (3 in più rispetto al 2016).
Spesso per cercare il sonno ci si mette a letto guardando la televisione, incollati al proprio smartphone e a un insignificante saliscendi delle home dei principali social installati sui dispositivi che possediamo. La minima parte delle persone che soffrono di insonnia invece si lascia cullare da buona musica o da una sana ed edificante lettura. In nessuno di questi casi, più o meno tradizionali, più o meno consigliabili, corrisponde poi una notte docile e liscia. Stando infatti a quanto spiegano da tempo gli specialisti se un soggetto soffre di insonnia probabilmente avrà sempre questo problema poiché si tratta di un disturbo di origine psicologica dovuto a stress e preoccupazioni, che fa vivere giornate stancanti e sotto tono, fino a provocare depressione e attacchi di ansia.
Se l’insonnia è dovuta a cause come la sindrome premestruale, l’influenza, il decorso post-operatorio e così via, analgesici e sonniferi prescritti dal medico potrebbero rendere più lieve il brutto periodo, ma ciò che realmente potrebbe toccare la radice del problema, e forse arrivare a una risoluzione, sarebbe una visita neurologica e relativi esami diagnostici.
Molteplici studi d’altra parte dimostrano come in alcuni casi sia realmente difficile diagnosticare se l’insonnia o le altre problematiche che un soggetto incontra nottetempo siano un disturbo primario o conseguente ad un altro malessere, soprattutto nei casi di disturbi d’ansia e dell’umore come la depressione.
Inoltre, è stato osservato che, indipendentemente dal peso del disturbo d’insonnia, il suo trattamento ha effetti benefici sia sul sonno che sulla patologia concorrente. Pertanto, oggi le linee guida consigliano il trattamento dell’insonnia qualunque sia la sua causa.
La cura dell’insonnia contempla trattamenti farmacologici e non-farmacologici. Se i primi possono essere più indicati per la cura delle insonnie occasionali o situazionali, i secondi sono la terapia di scelta per le insonnie croniche. Oggi, la terapia senza farmaci più consigliata è il Trattamento Cognitivo-Comportamentale dell’insonnia (Cbt – Cognitive-Behaviour Therapy for insomnia). La Cbt è un intervento psicologico, individuale o di gruppo, basato su tecniche che hanno mostrato una significativa efficacia per la cura dell’insonnia in numerose ricerche sperimentali. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno dimostrato che anche la Mindfulness, in particolare il programma Mindfulness Based Stress Reduction (Mbsr), può essere efficace nel trattamento dell’insonnia se integrata alla Cbt.
Farmaci a parte, ci sono terapie d’altra natura atte a dare una risposta, più o meno efficace a seconda del caso: l’ipnosi, l’auto ipnosi, le tecniche di rilassamento yoga. Molti invece fanno ricorso a prodotti naturali: la fitoterapia offre rimedi a base di fiori ed erbe le cui proprietà calmanti sono conosciute da tempi immemorabili. La camomilla, la melissa, la valeriana, il tiglio, il biancospino, l’iperico, il luppolo, l’arancio dolce, il salice e la passiflora sono infatti i sonniferi più comuni nelle dispense delle case degli italiani.
 

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