La Voce di MBA

Epatite C, gli italiani conoscono poco la malattia del fegato

Un pericolo da eliminare. È questo l’obiettivo fissato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) rispetto all’Epatite C, la malattia infiammatoria del fegato causata dall’omonimo virus che, su scala mondiale, rappresenta una delle principali cause di trapianto e dello sviluppo di malattie croniche del fegato come l’epatite cronica, la cirrosi epatica e il cancro del fegato o epatocarcinoma. Tuttavia, nonostante il ragguardevole obiettivo, in Italia la strada sarà molto lunga, tanto sul fronte della comunicazione e della sensibilizzazione, quanto in relazione alle cure. Più di 6 italiani su 10 che hanno superato i trent’anni, dunque in piena età matura, hanno una scarsa conoscenza dell’HCV, non sanno se si può curare, non sono capaci di definire quali sono i fattori di rischio per contagiarsi. Innanzitutto è sufficiente avere una consapevolezza: test nuovi e affidabili, screening gratuiti, cure efficaci e sicure possono essere alla base del raggiungimento dell’obiettivo fissato dall’Oms.

Sulla base dei risultati emersi dall’ultima indagine Doxa Pharma, l’incidenza dell’Epatite C nel nostro paese si attesta attorno all’1% se si parla della popolazione generale, ma tocca il 6-7% se guardiamo alla fascia anagrafica over 75. Occorre precisare che nel corso degli ultimi vent’anni la diffusione dell’infezione da HCV si è ridotta in maniera rilevante. Di recente si registrano annualmente ogni anno circa 100 nuovi casi (incidenza) di epatite acuta che provoca disturbi mentre non è chiara la percentuale della popolazione italiana (prevalenza) che ha una infezione persistente (cronica). Si ritiene che tale percentuale sia superiore al 3% nelle persone nate prima del 1950, e aumenti progressivamente con l’età (gli over 75, appunto), ma sia considerevolmente più bassa nelle generazioni più giovani. Inoltre, la diffusione (prevalenza) della malattia è più alta nel sud Italia e nelle isole rispetto alle regioni centro-settentrionali.

Questo virus si trasmette attraverso il contatto con il sangue di persone infette e la successiva penetrazione del virus attraverso la pelle o le mucose. Questa modalità di contagio può verificarsi, ad esempio, quando si fa uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa e si scambiano con persone infette aghi, siringhe, o altro materiale usato per effettuare l’iniezione di droga; quando ci si punge inavvertitamente con aghi contaminati con il sangue di una persona infetta (può accadere in ambiente ospedaliero oppure per strada); quando ci si sottopone a pratiche medico-chirurgiche (inclusa l’emodialisi) eseguite utilizzando attrezzature e strumenti non adeguatamente sterilizzati e contaminati dal sangue di una persona con l’epatite C; quando ci si sottopone a trasfusioni di sangue contaminate con HCV; quando ci si sottopone ad applicazioni di piercing e tatuaggi con strumenti non adeguatamente sterilizzati; quando si scambiano oggetti per la cura personale che potrebbero venire a contatto con il sangue di una persona infetta. 

Exit mobile version