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COVID-19, 45 medici morti in Italia. Apprensione per il personale delle Case di riposo

Si rischia l’effetto “lista della spesa” dimenticando che si parla di uomini e di donne la cui vita è stata strappata dall’emergenza epidemiologica in corso in Italia e nel mondo. Il Covid-19 ha tolto la vita a 45 medici in tutta Italia, un dato contabile impressionante destinato ad aumentare considerando che i più contagiati lavorano nelle strutture sanitarie (medici, infermieri, operatori socio-sanitari). L’Italia è in guerra, una guerra che vede sul fronte i professionisti della salute pronti a sacrificarsi per garantire le cure migliori a tutti i pazienti Covid e NoCovid.

L’elenco dei loro nomi è stato pubblicato sul sito listato a lutto della Federazione nazionale dell’ordine dei medici e degli odontoiatri (https://portale.fnomceo.it/covid-19-la-fnomceo-pubblica-lelenco-dei-medici-caduti/). Ed è sempre più lungo: una distesa di croci, di gente che si è infilata il camice come un’armatura ed è andata a lavorare, con qualche timore, ma con il desiderio di dare respiro alla propria missione, prendersi cura del paziente. Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici di Varese, 67 anni, è stato il primo a cadere. Con lui Gino Fasoli, con i suoi 73 anni, la sua lunga esperienza di volontariato in Africa e la sua pensione interrotta per tornare in prima linea ad aiutare i colleghi. Santino Forzani, direttore sanitario a Novara. Roberto, Gino, Giulio e tanti altri colleghi.

Il presidente Fnomceo Filippo Anelli attraverso una lettera pubblicata sul British Medical Journal ha chiesto di sbloccare immediatamente le forniture di dispositivi di protezione individuale e di eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari nel pubblico e nel privato che mostrano sintomi di infezione da Covid-19 anche lieve e in assenza di febbre, o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati.

Intanto, è nata l’Unità infermieristica per COVID-19: 500 infermieri volontari per le zone più colpite. Nello specifico, si tratta di un vero e proprio esercito di infermieri volontari (selezionati in base alle esperienze professionali “ritenute necessarie” tra le domande che arriveranno entro le 20 del 28 marzo) che saranno destinati dalla Protezione civile alle Regioni più colpite dal coronavirus. Ciascuno di loro recepirà 200 euro giornalieri oltre allo stipendio o al guadagno già percepito e se non assicurati in modo specifico a questo ci penserà la Protezione civile che rimborserà loro anche le spese di viaggio.

Inoltre, resta alta l’apprensione per le Case di residenza per anziani dalle quali continuano ad arrivare segnalazioni di situazioni al limite e di contagi sempre più diffusi. Come è noto, si tratta infatti di luoghi particolarmente sensibili innanzitutto per gli ospiti: perlopiù pazienti over 65 particolarmente a rischio a causa di altre patologie o perché immunodepressi.

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