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Cefalea, ne soffrono in 27 milioni

Ventisette milioni di italiani soffrono di cefalea, circa il 55 per cento della popolazione con maggior incidenza nelle donne. La classificazione tradizionale ne identifica principalmente due forme:

La corretta diagnosi richiede una valutazione a più livelli, che può essere effettuata dal medico quando la situazione è meno complessa, oppure dal neurologo in casi più gravi. In una prima visita, l’elemento fondamentale è una buona raccolta della storia anamnestica dove lo specialista cerca di individuare tramite il dialogo con il paziente l’eventuale presenza di deficit neurologici, le condizioni scatenanti, la risposta ai farmaci, l’assenza di lesioni di natura organica. A quel punto, si passa all’esame obiettivo neurologico, che consente di valutare clinicamente tutte le funzioni del sistema nervoso, da quelle più complesse a quelle più semplici. Se vengono rilevati particolari campanelli d’allarme, possono essere prescritti ulteriori esami di laboratorio e strumentali per escludere le forme secondarie di cefalea. Una volta esclusi con certezza danni, malformazioni o malattie, si arriva alla diagnosi di cefalea primaria.

 
Tra le forme più note di cefalea ne esistono 3:

 
Nella maggior parte dei casi, il mal di testa non passa da solo e tende a ripresentarsi nel tempo con maggior frequenza ed intensità. Per evitare la cronicizzazione, il dolore non deve essere considerato come un male periodico ed abitudinario ma deve essere curato al più presto. Un buon approccio può essere quello osteopatico che tende a comprendere quale siano le cause del mal di testa per approcciarlo e risolverlo in maniera corretta.
 

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