Bambini morti sotto le bombe. Le lacrime dei genitori del piccolo Kirill

Diciotto mesi. Era nato in piena pandemia Kirill, il piccolo ucraino di Mariupol la cui morte ha commosso il mondo intero. La tragedia che si consuma nell’est Europa, tra la Russia e l’Ucraina orientale, non ha eguali e di giorno in giorno la guerra assume i tratti dei civili che perdono la vita sotto le bombe, che combattono aderendo convintamente alle milizie costituite in poco tempo o che cercano – con ogni mezzo e risorsa a propria disposizione – di scappare dalle zone maggiormente colpite dall’offensiva russa e interessate dall’azione militare.
Le foto dei genitori di Kirill, Marina Yatsko e il compagno Fedor, scattate dal reporter dell’Associated Press, Evgenyi Maloletka, hanno fatto il giro del mondo attraverso i social network, indiscusso e quanto mai essenziale palcoscenico del conflitto e della relativa emergenza umanitaria in atto (senza i media del XXIesimo secolo infatti sarebbe quasi del tutto impossibile una narrazione costante sul conflitto). Il piccolo di diciotto mesi era stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Mariupol dove i medici, con le torce dei cellulari (non c’era più elettricità nei reparti) hanno cercato di rianimarlo. Vano tuttavia è stato ogni tentativo di salvarlo. Il corpo senza vita del piccolo Kirill è stato avvolto nella copertina azzurra macchiata di sangue.

La guerra prosegue a danno dei civili. A tredici giorni dall’inizio del combattimento, avviato con il bombardamento del 24 febbraio, si contano oltre 2.000 morti e 1,2 milioni di profughi. Il dato drammatico dei decessi è stato fornito dalle autorità ucraine, che in diverse occasioni hanno accusato la Russia di aver preso di mira anche le strutture dei civili, ospedali compresi, anche nel corso dei momenti di tregua temporanea.

Intanto nella giornata di ieri, martedì 8 marzo, il Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose ha invitato la Nato, l’Onu, l’Unione europea, l’Osce e il Consiglio d’Europa ad adottare misure urgenti per stabilire una no fly zone sull’Ucraina e per fornire alle forze armate ucraine equipaggiamento di difesa aerea. È questo il contenuto della dichiarazione del Consiglio delle Chiese sui bombardamenti di obiettivi civili in Ucraina da parte dell’esercito russo. “Dall’inizio dell’invasione militare su vasta scala del territorio sovrano dell’Ucraina da parte della Russia, abbiamo visto che gli aggressori russi hanno fatto ricorso ai metodi di guerra più cinici e proibiti dal diritto umanitario internazionale”, si legge. “A tutti gli effetti, la Russia sta combattendo contro la popolazione civile ucraina”. Le Chiese elencano tutti i siti colpiti dalla aviazione militare russa: aree residenziali, scuole, asili nido, ospedali per la maternità, ospedali e infrastrutture necessarie per la vita dei civili”, utilizzando “munizioni” vietate. Sono “esempi lampanti di crudeltà ingiustificata e aggressione sfrenata”. I bombardamenti non risparmiano “corridoi umanitari, autobus di evacuazione e persino ambulanze”.

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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