La Voce di MBA

Ascoltare musica con mamma e papà unisce la famiglia

Cuffie grandi, occhi chiusi e via in un altro mondo. Quanti lo hanno fatto da adolescenti e quanti ancora lo ripetono oggi che sono adulti ma il cui bisogno di evasione è ancora in primissima linea? La verità è che la musica accompagna, migliora, unisce e questo avviene a tutte le età. Tuttavia, una recente scoperta fatta da un team di ricercatori dell’Università dell’Arizona e pubblicato sulla rivista Journal of Family Communication, dimostra che ai giovanissimi fa bene condividere esperienze musicali con mamma e papà, perché questo migliora anche il rapporto con loro.
Secondo questo studio quindi la musica è la chiave per costruire migliori relazioni all’interno del nucleo famigliare oggi sempre più minato da ritmi frenetici e da un senso di individualismo che impera nella società. “Se si hanno bambini piccoli e si ascolta o si fa musica con loro, questo aiuta ad essere più vicini”. A dirli è il coautore della ricerca, Jake Harwood, il quale precisa che “se si hanno degli adolescenti e si riesce ad ascoltare musica insieme o condividere esperienze musicali con loro, questo ha un effetto ancora più forte sulla relazione futura”.

Inoltre, gli studiosi hanno ascoltato un gruppo di ventenni domandando loro la frequenza con cui si sono impegnati con i loro genitori, da bambini, in attività come ascoltare musica, assistere ai concerti o suonare strumenti musicali. I partecipanti hanno riferito sui loro ricordi di esperienze relative a un’età compresa fra gli 8 e i 15 anni, età pre e adolescenziale. Gli stessi, poi, hanno confrontato le confessioni dei figli a quelle dei genitori. Da questo raffronto è venuto fuori che le esperienze musicali condivise a tutte le età sono state associate a una migliore percezione della qualità del rapporto genitore-figlio da adulti, ma l’effetto è stato più pronunciato per quelle che hanno avuto luogo durante l’adolescenza. “Con i bambini piccoli, l’attività musicale è abbastanza comune – si cantano ninne nanne, filastrocche” conclude Harwood – con gli adolescenti è meno comune, e quando le cose sono meno comuni si possono avere effetti più grandi.
Tuttavia, assieme a questo ennesimo spunto datoci dalla scienza, ne subentra uno ulteriore relativo il rapporto musica-lavoro. Sono in tanti gli impiegati che mentre sono davanti al pc per sbrigare una pratica o per comporre una relazione ascoltano musica. Molti, inoltre, ascoltano musica mentre sono su un’impalcatura, mentre guidano un tram o servono al bancone. È risaputo che le note di una canzone, se diffuse in un ambiente comune, rendono il clima più disteso e gioviale. Ebbene, lavorare con la musica garantisce una più alta produttività. Il 90% del tempo le persone hanno esperienze positive quando ascoltano una musica che piace loro.
Secondo molte ricerche sul tema è dimostrato che quando si è in un particolare stato mentale come questo, è più facile cercare soluzioni creative diverse. Non si restringe il proprio punto di vista e il problem solving diventa più semplice. La musica quindi renderebbe più produttivi sul lavoro e anche più creativi. Al punto che alcune aziende starebbero già studiando i vantaggi della musicoterapia e gli strumenti per massimizzarne il risultato. Quindi questo potrebbe essere il momento in cui silenziosi e austeri spazi di lavoro potrebbero cambiare fisionomia acustica una volta per tutte. E addirittura nessuno potrebbe da qui in poi dirvi di levarvi le cuffie dalle orecchie per evitare di deconcentrarvi.

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