La Voce di MBA

Anziani non autosufficienti, il supporto della sanità integrativa

Lo Stato dovrebbe garantire le cure, qualsiasi sia la malattia e senza limiti di durata, e l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Il problema è che spesso, non è così. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla sanità integrativa, ne abbiamo parlato con il nostro consigliere Luciano Dragonetti.

Lunghe liste di attesa nelle strutture sanitarie pubbliche con carenza di risorse e rette elevate nelle residenze private: sono questi i problemi che devono affrontare gli anziani non autosufficienti italiani che necessitano di un’assistenza continuativa.
Stando agli ultimi dati, nel 2017 il Fondo per le politiche sociali ha perso 211 sui 311,58 milioni stanziati nell’ottobre 2016, mentre quello per le non autosufficienze ha subito un ridimensionamento, passando dai 500 milioni previsti a 450 milioni. Inoltre, negli ultimi 5 anni c’è stato un taglio dei posti letto pari al 23,6%.
Nelle strutture sanitarie private un ricovero in media costa 3 mila euro al mese, la Asl copre la metà della somma e la parte restante sarebbe a carico dell’anziano che, nella maggioranza dei casi, come rendita ha solo una pensione minima.
Dalla residenzialità  alla domiciliarità la situazione non migliora. Infatti, se si volesse prendere in considerazione un’assistenza sanitaria a domicilio le uscite economiche sarebbero superiori alle entrate. Conti alla mano, praticamente impossibile. Dalle dichiarazioni dei redditi del 2016 è emerso che oltre il 70% degli anziani ha un reddito complessivo inferiore a 14.600 euro netti e molti, se non aiutati economicamente dai familiari, non si possono permettere di assumere in regola una badante che in media costa circa 15 mila euro l’anno.
Di fronte ad una situazione di questo tipo, sono figli e familiari che si fanno carico delle spese per l’assistenza agli anziani, arrivando addirittura ad indebitarsi.
L’Italia si è aggiudicata il primato di essere il Paese più longevo e grande di Europa, ma dall’ultimo rapporto dell’Irccs Inrca (l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani), non è però in grado di riorganizzare il sistema di assistenza continuativa.
Secondo le ultime stime è pari al 21,4% la percentuale di popolazione anziana che ha oltre 65 anni – nel 2050, per l’Istat, gli over 65 arriveranno a quasi 22 milioni – che necessita di assistenza quando non è più autosufficiente . L’assistenza agli anziani sta diventando un peso economico per molte famiglie costrette, visto il calo delle risorse pubbliche e il costo elevato delle rette nelle strutture sanitarie private, a farsi carico delle spese per le cure dell’anziano, attingendo alle proprie risorse. Per il Censis sono oltre 561mila le famiglie che hanno dovuto utilizzare tutti i propri risparmi, vendere l’abitazione, o indebitarsi, per pagare l’assistenza a un non autosufficiente. Lo Stato, secondo la legge n. 833 del 1978 per il diritto alla salute, “dovrebbe garantire le cure, qualsiasi sia la malattia e senza limiti di durata. Il problema è che spesso, specie quando si parla di anziani, non è così”. Le parole, rilasciate in un’intervista, di Maria Grazia Breda, Presidente della Fondazione Promozione Sociale onlus, dal 2003 attiva sul territorio nazionale per tutelare i diritti delle persone non autosufficienti.
Si assiste quindi ad una contraddizione tra il dire (scritto) e il fare perché, in base alle leggi vigenti il Servizio Sanitario Nazionale ha l’obbligo di curare tutte le persone malate, siano esse giovani o adulte o anziane, colpite da patologie acute o croniche, guaribili o inguaribili, autosufficienti o non autosufficienti, ma questo nella pratica non avviene.
Qual potrebbe essere una soluzione per garantire il diritto all’assistenza all’anziano?
“Viviamo in uno stato sociale  – ha dichiarato Luciano Dragonetti, consigliere Mutua Mba  – che ha esposto le generazioni anche finanziariamente, ricordiamo i mutui prima casa concessi con durate anche a 35/ 40 anni  nel 2007, a questo fenomeno dobbiamo aggiungere che le pensioni andranno a ricoprire, per un 40enne di oggi, uno scarso 60%. Questo significa che in futuro queste generazioni, una volta in pensione, con quasi la metà del reddito, avranno ancora qualche anno di mutuo da pagare. Quale scenario di fronte a loro se poi subentrasse una malattia che prevede una assistenza giorno e notte? Le famiglie spesso sono il primo ammortizzatore sociale perché in una ottica solidaristica si stringono intorno al famigliare con l’intento di risolvere il problema, questo spesso significa licenziamento, diminuzione della produttività nell’autonomo, cambi di residenza o vendita di beni per liquidità. In uno stato civile non può esser consentito e le istituzioni non possono esser sorde su questo tema.

Gli enti del terzo settore, per la loro natura no-profit e capillarità territoriale possono svolgere un’ottima funzione per integrarsi al pubblico trovando una soluzione integrata. Ancora una volta la Mutualità trova attualità nel valore della famiglia e nel dare valore alle cose veramente importanti della vita. Pensare alla tutela della propria Salute e di quella dei Famigliari è un atto di grande sensibilità e responsabilità. Noi di Mutua MBA siamo dei facilitatori di sistema, perché riserviamo condizioni economiche di adesione proprio per tutti e prestazioni e servizi ai massimi livelli”.
La Sanità Integrativa rappresenta quindi una valida soluzione. Mutua Mba è la più grande società di mutuo soccorso in Italia per numero di associati, leader nel panorama della Sanità Integrativa, che offre piani assistenziali creati appositamente per rispondere all’esigenze dell’associato.
Tra i servizi offerti dalla mutua c’è la Long Term Care, rivolta a tutti senza limiti di età, unica condizione è l’adesione quando si è in salute e si attiva in relazione all’insorgenza di eventi imprevisti ed invalidanti dell’associato, derivanti sia da infortunio che da malattia, tali da comportare uno stato di non autosufficienza per il quale l’associato non può svolgere autonomamente le attività elementari della vita quotidiana.
“Le Mutue – ha spiegato Dragonetti –  di recente inserite ufficialmente negli enti del terzo settore, possono dare una risposta concreta. Esse hanno svolto da sempre attività di sostegno anche in epoche dove nè la Previdenza nè la Sanità erano garantite. Nello specifico, Mutua MBA ha elaborato dei piani sanitari che prevedono aiuti economici ed assistenziali per aiutare una persona che si ritrovi a vivere in uno stato di non autosufficienza. Mutua MBA oltre che erogare dei sussidi economici per rimborsare le spese dell’assistito, ha ideato dei servizi di teleassistenza, telemedicina e di aiuto pratico come per esempio il ritiro della ricetta dal medico, l’acquisto e la consegna del farmaco”.

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