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Allergia, nel 2025 ne soffrirà una persona su due

Oggi oltre 10 milioni di italiani soffrono di allergia, ma gli “allergologi” sono sempre meno, e in tutto il  territorio nazionale mancano le strutture assistenziali adatte.

Le allergie sono il risultato di una risposta ipersensibile del sistema immunitario nei confronti di agenti estranei, gli allergeni: pollini, polvere, spore, muffe ma anche alcuni tipi di cibo, materiali, acari e altri insetti. A seconda che l’allergene sia ingerito, respirato o ci sia contatto diretto, l’allergia si manifesta in modi diversi. Secondo l’Associazione Italiana Allergologi Immunologi territoriali e ospedalieri (Aaito), sono oltre 10 milioni gli italiani che soffrono di allergia. È una malattia in crescita costante, tant’è che si stima che nel 2025 ne soffrirà una persona su due, rendendola la patologia cronica più diffusa del secolo. Sono diffusissime anche le reazioni allergiche a seguito della puntura di un imenottero (vespe, api, calabroni): oltre 5 milioni di italiani ogni anno vengono punti da questi insetti. Le reazioni più comuni sono arrossamenti e gonfiori locali ma fino a 8 persone su 100 sviluppano una reazione allergica, anche grave, che può manifestarsi con sintomi come orticaria, prurito diffuso, gonfiore, vertigini, nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, mancanza del respiro, stordimento, abbassamento della pressione sanguigna, fino a perdita di coscienza e shock anafilattico.
Le allergie respiratorie, come l’asma e la rinite, rappresentano un costo sociale, medico ed economico molto rilevante. Secondo uno studio recente, in Italia il peso complessivo delle allergie e delle loro complicazioni è di circa 74 miliardi di euro, il 27% per i costi indiretti (la perdita di produttività) e oltre il 72% per quelli diretti (farmaci e ricoveri in ospedale).
C’è una figura specifica che si occupa delle allergie: l’allergologo, “un medico specializzato per diagnosticare, trattare e gestire l’allergia, l’asma e i disturbi immunologici , tra cui l’immunodeficienza e la disregolazione immunitaria” (definizione del World Allergy Organization – WAO). Nel nostro Paese, le strutture di allergologia sono distribuite in modo disomogeneo sul territorio nazionale, e gli stessi specialisti in regime di convenzione con le aziende sanitarie sono sempre meno, a causa di una cattiva programmazione regionale e alla mancata sostituzione dei medici che vanno in pensione. E questo nonostante i Livelli essenziali di assistenza prevedano minimo una struttura complessa di allergologia ogni milione di abitanti. Manca quindi in tutto il  territorio nazionale una diffusione di strutture assistenziali in grado di assicurare una efficace e coerente risposta ad una domanda che cresce sempre di più.
Non solo: i pazienti devono anche scontrarsi con le lunghissime liste di attesa, spesso intasate da richieste che con le allergie centrano poco o nulla, che ostacolano quindi problemi gravi come le allergie alimentari, da farmaci o punture di vespe, api, o calabroni, che richiedono invece un intervento rapido. Secondo quanto ha dichiarato alle agenzie di stampa Maria Beatrice Bilò, presidente dell’Associazione italiana Allergologi Immunologi territoriali e Ospedalieri, la soluzione potrebbe essere quella di creare un circuito di reti cliniche integrate. una proposta potenzialmente innovativa sia dal punto di vista della sicurezza e della qualità delle cure, sia in termini di equità e sostenibilità economica delle scelte mediche dei cittadini. “Etica dell’uso delle risorse e appropriatezza, infatti, possono trovare effettiva espressione solo applicando specifici percorsi assistenziali e linee guida per i processi diagnostici e terapeutici da verificare con procedure di accreditamento indipendenti”. Le reti cliniche integrate dovrebbero comprendere ambulatori territoriali di allergologia di primo livello per l’inquadramento diagnostico e un filtro per l’eventuale invio alle strutture ospedaliere di secondo livello, che si occuperebbero delle prestazioni più complesse come gravi reazioni allergiche, asma grave, o punture di imenotteri.

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