Settimana della Celiachia: facciamo chiarezza su sintomi e rischi

Settimana della Celiachia

La celiachia è la più frequente intolleranza alimentare a livello globale ed è considerata una malattia al femminile. Secondo l’ultima relazione del Ministero della Salute su un totale di circa 600.000 pazienti celiaci presenti nella popolazione italiana, dove la prevalenza stimata èpari all’1%, due su tre sono donne. Sono circa 400.000 pazienti donne che potrebbero avere la celiachia contro 200.000 uomini, ma in entrambi i generi le diagnosi sono tuttora poche, circa 164 mila, nonostante crescano del 10% circa ogni anno. Quindi in Italia 284.000 donne circa ignorano di essere celiache e sono  esposte alle complicanze della celiachia come osteoporosi o meno pausa precoce, anemia e problemi di fertilità.
Per molto tempo la celiachia risultava essere un problema conosciuto esclusivamente dei Paesi occidentali, ma oggi, come dimostrano i dati, sappiamo che non è più così. Alcuni fattori e in particolare la maggior conoscenza della malattia da parte dei medici e la disponibilità di test diagnostici sensibili e specifici hanno reso la celiachia una delle patologie croniche più diffuse, con una prevalenza sovrapponibile in tutto il Mondo.
Come riconoscere la malattia e come intervenire? Quali sono in sintomi? E quali sono i rischi per la nostra salute di una celiachia non riconosciuta? E perché le donne sono i soggetti più a rischio?
Dott. SilanoPer saperne di più, Mutua Basis Assistance, ha intervistato il dottor Marco Silano, Direttore Reparto Alimentazione, Nutrizione e Salute, Istituto Superiore di Sanità e Coordinatore Board Scientifico AIC, il quale ha spiegato che

“La celiachia è una malattia dell’intestino scatenata nei soggetti geneticamente predisposti all’ intolleranza al glutine. La sensibilità al glutine della quale si sta parlando da pochi anni, attualmente è da considerare non una vera e propria malattia, ma un setting di ricerca. Detto ciò, quando si parla di malattia si fa riferimento alla celiachia che colpisce principalmente l’intestino e presenta dei sintomi variabili, sia di intensità che di localizzazione tant’è che oggi per una migliore conoscenza della malattia e una diagnosi precoce, si sta promuovendo, presso tutti gli specialisti, una maggiore informazione  Oggi ormai i sintomi più frequenti negli adulti sono: anemia, osteoporosi, stomatite afosa, dermatite erpetiforme, cefalea, malessere generale, irritabilità e depressione, gonfiore addominale, crampi addominali, diarrea intermittente, aumento delle transaminasi, infertilità, aborti ripetuti, alopecia. Inoltre è frequente l’associazione con altre malattie autoimmuni.Nei bambini si presenta ancora con quei sintomi che sono stati i primi ad essere descritti associati alla malattia celiaca: arresto della crescita, addome globoso e diarrea. Infatti, questa forma di celiachia è chiamata forma classica”.

 
Dottor Silano, come intervenire? Quali sono gli esami indicati per diagnosticare la patologia?
“Un soggetto affetto dalla celiachia produce degli auto anticorpi specifici, chiamati anti-transglutaminasi. Quindi il primo test da eseguire è un prelievo di sangue periferico per la determinazione di questi anticorpi. Qualora il paziente dovesse risultare positivo al test si procede con la biopsia del duodeno, che è sicuramente l’accertamento definitivo per diagnosticare una malattia celiaca. L’esame si effettua durante una duodenoscopia. E’ un esame un po’ invasivo, ma la presenza o meno di un appiattimento dei villi della mucosa consente di confermare o di escludere con certezza la celiachia”.
 
191b3a7f-d2df-42d2-9ff1-d587aa147692_mediumUna volta accertato che si è celiaci qual è il modo migliore per riuscire a convivere con la malattia? Si può guarire o no?
“Purtroppo no, l’unica soluzione da adottare è quella di seguire una dieta scrupolosa priva di glutine e per tutta la vita. La dieta senza glutine è efficace in quasi la totalità dei pazienti, a far sparire i sintomi e normalizzare la mucosa duodenale”.
Perché la malattia colpisce di più le donne? Si stima che in Italia 2 pazienti su 3 sono donne..
“La celiachia è una malattia autoimmune e il perché colpisce sopratutto le donne non ha ancora trovato una spiegazione scientifica.”
È una patologia ereditaria?
“Ereditaria è la predisposizione”
 Può sorgere a qualunque età?
“Si nasce con la predisposizione genetica, ma la comparsa clinica può avvenire a qualsiasi età”.
Cosa comporta una celiachia non riconosciuta? 
“Il perdurare dei sintomi. Il soggetto celiaco continua ad assumere glutine e sta male. Ci sono delle complicanze molto importanti soprattutto per le donne, come l’anemia, spesso il ciclo mestruale delle pazienti non trattate è più doloroso e irregolare con frequente perdite ematiche, oppure si può verificare un aumento di rischio di problemi in gravidanza come aborti ripetuti, ritardo di crescita intrauterino, prematurità, basso peso alla nascita, taglio cesareo.”
Più che la prevenzione è importante una diagnosi precoce, è così?
“Esatto. La celiachia non è può essere prevenuta, ma può essere diagnosticata il prima possibile e questo consente al paziente di migliorare il proprio stile di vita grazie all’eliminazione del glutine dalla sua alimentazione”.
A sostengo dei pazienti c’è l’Associazione Italiana Celiaci Onlus, che recentemente ha pubblicato sul sito www.celiachia.it la guida digitale  “Donna e Celiachia” presto disponibile anche inversione cartacea e verrà distribuita ai medici di famiglia, proprio con lo scopo di aiutare le donne a capire se sono celiache pur non presentando i sintomi classici di questa patologia.
In questa guida sono descritte tutte quelle condizioni per cui una donna dovrebbe sospettare di essere celiaca e rivolgersi al proprio medico curante per eseguire gli accertamenti diagnostici del caso. La diagnosi della celiachia deve essere posta dal medico, ma la consapevolezza dei propri disturbi e una corretta descrizione di questi al curante possono permettere una diagnosi più rapida e precisa.
Nel documento sono stati anche affrontati i diritti delle donne celiache: come quello a donare il sangue e, per chi partorisce, anche quello da cordone ombelicale (in entrambi i casi la dieta senza glutine deve essere seguita da almeno sei mesi).
“Come Associazione il nostro obiettivo è far emergere l’iceberg sommerso di pazienti che non tollerano il glutine, perché una volta avuta una diagnosi certa si può stare finalmente meglio”. Queste le parole della dottoressa Elisabetta Tosi, che oltre ad essere stata fino al 19 aprile scorso la Presidente dell’Associazione Italiana Celiachia Onlus, incarico che è stato affidato al dottor Giuseppe Di Fabio, ha seguito in prima persona il progetto ed è anche ambasciatrice di Women For Expo.
il link con l’intervista alla dottoressa Elisabetta Tosi:
http://www.we.expo2015.org/it/ambassador/elisabetta-tosi
Oggi, fino al 22 maggio si svolgerà la Settimana Nazionale della Celiachia, un’iniziativa dell’Associazione Italiana Celiachia Onlus che da oltre 35 anni si impegna a cambiare in meglio la vita delle persone celiache e dei loro famigliari. L’obiettivo principale dell’evento è quello di sensibilizzare il pubblico e i media nei confronti della malattia.
“E’ un’iniziativa molto importante – ha commentato il dott. Silano – perché consente una maggiore informazione sia per i pazienti che per i  medici, i quali devono essere costantemente aggiornati per riconoscere precocemente i disturbi che lamentano i pazienti.”
Per maggiori informazioni sulla patologia, per consultare le attività che le AIC territoriali hanno realizzato e per interagire con uno specialista a disposizione per tutta la durata dell’iniziativa, Mutua Basis Assistance, Società di Mutuo Soccorso sempre attenta a tutte le iniziative messe in campo per salvaguardare la salute degli associati, invita a connettersi al sito web settimanadellaceliachia.it.

Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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