Sanità: sempre più italiani rinunciano alle cure mediche

SANITA’: SEMPRE PIU’ ITALIANI RINUNCIANO ALLE CURE MEDICHE

SANITA’: SEMPRE PIU’ ITALIANI RINUNCIANO ALLE CURE MEDICHE
Quasi 3 milioni di italiani rinunciano alle cure sanitarie perché, a seguito della crisi economica e dei continui tagli al Sistema Sanitario Nazionale, che ormai non è più in grado di garantire i servizi, sono sempre più costretti a pagarle di tasca propria.
A dichiararlo è l’Associazione Giuseppe Dossetti: I Valori – Tutela e Sviluppo dei Diritti” ONLUS, fondata nel 2000 come ente apartitico e apolitico, il cui fine primario ed esclusivo è la tutela del diritto alla salute. Fin dalla sua costituzione, sono state individuate, promosse e svolte rilevanti azioni finalizzate alla tutela dei diritti dei cittadini, per sostenere le istanze della società civile in materia di assistenza sanitaria. I progetti dell’Associazione sono indirizzati alla ricerca di un’armonizzazione della tutela sanitaria sul territorio nazionale, nel contesto della revisione del Titolo V della Costituzione in atto e sull’importanza della centralità dello Stato come guida e garante dell’art. 32 Cost.
Mutua MBA, Società di Mutuo Soccorso, ha contattato il Segretario nazionale dell’Associazione Giuseppe Dossetti, Claudio Giustozzi, al quale ha rivolto alcune domande.
 
Claudio GiustozziDott. Giustozzi, come associazione avete lanciato il grido d’allarme. Cosa sta succedendo? Dove porterà questa situazione? Sarà possibile uscire dal tunnel o saremo costretti a vedere ancor meno garantiti i servizi sanitari? 
“La tenuta del Sistema Sanitario, come struttura a carattere universalistico e solidaristico, è quotidianamente messa alla prova dai ripetuti provvedimenti di spending review e tagli lineari che costringono il cittadino a pagare di tasca propria molte prestazioni. La situazione attuale rischia di limitare la tutela soprattutto delle fasce più deboli della popolazione: nel contesto storico-economico nel quale ci troviamo, è impensabile che un cittadino debba spostarsi, intraprendere viaggi (spesso costosi) per poter aver accesso alle cure o semplicemente a un servizio degno di essere chiamato tale. Senza un effettivo investimento in prevenzione, il numero di malati aumenterà sempre più e di questo passo il Sistema rischia di essere del tutto insostenibile”.
 
Di recente, presso il Senato della Repubblica si è svolto il convegno “Quale futuro per i farmaci innovativi in Italia?”. Di cosa si è discusso e qual è stato il risultato dell’incontro?
“Durante il convegno “Quale Futuro per i Farmaci Innovativi in Italia?” sono emerse le diverse criticità che contraddistinguono il settore dell’innovazione farmaceutica, come la difficile sfida di impostare una policy del farmaco che permetta l’ingresso di prodotti all’avanguardia senza sforare i vincoli di bilancio; obiettivo che passa anche attraverso una revisione dei criteri per definire il valore innovativo di un prodotto. Sembra che su questo tema si sia rimasti fermi a causa del doppio filtro dei prontuari regionali che, rallentando gli iter di immissione in commercio dei prodotti nuovi, duplicano il rischio di impedire il loro l’ingresso in determinate zone del territorio nazionale”.
 
La vostra richiesta al Governo è stata di prendere delle soluzioni immediate affinché il cittadino meno abbiente riceva la giusta assistenza sanitaria senza farsi carico delle spese per accertamenti e per l’acquisto dei farmaci. Quali sono le vostre proposte? 
“Per mezzo di una costante azione di confronto con movimenti, associazioni e comitati di cittadini operanti sul territorio nazionale ed europeo, l’Associazione si è proposta quale portavoce di un’intensa campagna di sensibilizzazione e di intervento nell’elaborazione delle policies sanitarie. A tal fine, porta avanti progetti e iniziative per coinvolgere i decisori politici ad adottare gli opportuni provvedimenti. Riteniamo che questa continua ricerca di risparmio, perseguita tagliando le risorse per i servizi, sia inutile e dannosa. Gli sprechi sono da ricercare altrove, ad esempio nel doppio canale decisionale venutosi a creare con la riforma federalista del 2001: una struttura in virtù della quale, spesso, l’ampio margine di autonomia regionale ha portato a casi di cattiva gestione della sanità. A tal proposito, anche la sentenza n. 203/2008 della Corte Costituzionale ha precisato che spetta allo Stato determinare la ripartizione dei costi relativi alle prestazioni sanitarie tra SSN e assistiti, prevedendo gli specifici casi di esenzione e le soglie di compartecipazione ai costi, identiche in tutto il territorio: bisogna rafforzare il ruolo dello Stato nell’indirizzo e verifica dei sistemi sanitari regionali per poter realmente garantire i LEA in maniera uniforme”.
 
In una situazione drammatica e difficile che sta vivendo in questo momento storico la nostra sanità pubblica, ci sono delle realtà private, come i Fondi Sanitari e le società di Mutuo Soccorso, che possono essere delle valide alternative in aiuto alle esigenze della collettività. Anche il Ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, in un’intervista rilasciata qualche mese fa a un quotidiano nazionale, ha dichiarato di aver avviato un tavolo per il rilancio della Sanità Integrativa, una realtà in grado di poter sostenere cure importanti e costose per i cittadini. Lei cosa ne pensa? 
“Riteniamo che le forme di sanità integrativa, quali le società di Mutuo Soccorso e i Fondi Sanitari, possano costituire delle valide alternative al SSN. Tuttavia, sono realtà che devono essere oggetto di una precisa scelta da parte dei soggetti più abbienti che, autonomamente, decidono di rivolgersi a questi enti e non devono, invece, diventare un canale di salvezza per le disfunzioni del settore pubblico. Un’Italia in cui non viene garantita l’assistenza al cittadino, che si trova costretto a ricorrere a cure private, non si può dire rispettosa del dettato dell’art. 32 Cost., l’unico, ricordiamoci, espressamente indicato come “fondamentale” dalla Carta costituzionale”.

Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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