Il parto cesareo influisce sull’evoluzione della specie

Il parto cesareo influisce sull’evoluzione della specie. Secondo una ricerca pubblicata dall’Università di Vienna, infatti,  moltissime donne oggi hanno il bacino stretto e per questo hanno maggiori difficoltà a partorire in modo naturale. Fino a 100 anni fa, sarebbero morte insieme al feto. Oggi chi ha un canale pelvico molto stretto non solo sopravvive al parto, grazie al cesareo, ma trasmette i suoi geni alle figlie.

Oggigiorno sono sempre di più le donne che preferiscono il parto cesareo a quello naturale ma in poche, però, sanno che questa scelta potrà influire sull’evoluzione della specie. È questo il risultato di una ricerca pubblicata dall’Università di Vienna su Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) secondo cui moltissime donne oggi hanno il bacino stretto e per questo motivo hanno maggiori difficoltà a partorire in modo naturale.
Gli autori dello studio calcolano che i casi in cui il neonato non riesce a superare il canale del parto erano 30 su 1.000 negli anni 60 (dunque il 3%) e che oggi sono diventati 36 su 1.000 (circa il 3,6%). Negli anni passati, quando queste tecniche chirurgiche non erano ancora del tutto note al grande pubblico e in certe regioni del mondo neppure ai medici stessi, sia la madre che il bambino morivano a causa del canale stretto che non permettevano al nascituro di venire alla luce. Fortunatamente, con l’evolversi della ricerca e con le tecnologie ultimate adottate dalla sanità oggi non si è più testimoni di queste morti e anche un bambino in sovrappeso o con una corporatura sopra la media può venire alla luce avendo una corsia – o canale – preferenziale: il taglio cesareo, il cui nome deriva dal latino “caedo” che significa “tagliare” e non da Giulio Cesare come si vuole far credere falsamente.
Il primo cesareo della storia. La storia del taglio cesareo è una di quei racconti antichi quanto la specie umana essendo questa una delle tecniche chirurgiche più remote per la storia della medicina. Una delle prime testimonianze, infatti, risale a una legge romana che dichiarava come legittima l’estrazione del feto dalle donne morte. Tuttavia, malgrado la legge lo legittimasse e gli uomini di medicina lo conoscessero, per secoli la sezione “caesarean” è stata praticata solo su una donna per poter salvare il suo bambino. Il primo vero taglio cesareo, tuttavia, lo potremmo definire “rinascimentale” essendo avvenuto in Svizzera nel 1500 per mano di Jakob Nufer. Come riporta Jorg Blech nel suo libro “Gli inventori delle malattie: come ci hanno convinti ad essere malati”, Nufer era un maestro nel maneggiare lame affilate, visto che il suo mestiere era quello di castrare i maiali. Da giorni sua moglie aveva le doglie e nessuno tra le tredici levatrici e i diversi chirurghi che l’avevano visitata sapeva cosa fare. Allora decise di intervenire lui. Stando a un resoconto dei fatti tramandato fino ai nostri giorni si sa che l’uomo sprangò la porta, pregò Dio di aiutarlo e di assisterlo, stese sua moglie sul tavolo e le tagliò la pancia, non diversamente da come avrebbe fatto con un maiale. L’intervento ebbe l’esito auspicato: la ferita della madre venne chiusa nella maniera in cui “si è soliti cucire le scarpe vecchie” e la donna guarì.
Secondo altri storici, invece, il primo taglio cesareo su donna viva fu fatto dal francese François Rousset, medico del Duca di Savoia nel 1581.
Proseguendo questo excursus nella storia, il pioniere del cesareo per l’epoca moderna è stato il chirurgo britannico James Barry che lo eseguì a Città del Capo in Sudafrica, esattamente il 25 luglio 1826. Professionista scozzese di intelligenza sopraffina tanto da laurearsi all’età di 17 anni, dopo aver effettuato il cesareo fu nominato dapprima Ispettore Generale degli ospedali militari inglesi a Malta e dopo fu inviato in Crimea, in Inghilterra, in Canada.
 
parto cesareo
 
La ricerca viennese e il Metodo Stark. “Da tempo cerchiamo di capire come si evolve la specie umana. Ci siamo chiesti: perché negli ultimi decenni è aumentata la percentuale di neonati che non riescono a superare il canale del parto della madre e ad affrontare un parto naturale? Il termine tecnico e sproporzione feto pelvica”, afferma Philipp Mitteroecker, del dipartimento di Biologia dell’Università di Vienna, spiegando che la risposta a questo interrogativo si celerebbe nell’evoluzione delle tecniche chirurgiche e nel cesareo. “Fino a 100 anni fa, le donne con questo problema sarebbero morte insieme al feto. Per loro non c’erano possibilità. Era una selezione naturale della specie. Oggi chi ha un canale pelvico molto stretto non solo sopravvive al parto, grazie al cesareo, ma trasmette i suoi geni alle figlie”, ha concluso.
Un altro problema del parto cesareo è stato presentato a lungo dalle cicatrici che restavano indelebili come tatuaggi sulle pance delle donne che spesso associavano la gravidanza, e dunque il parto, a una sofferenza senza pari. Oggi invece anche per questo aspetto le cose sono cambiate grazie al Metodo Stark, ovvero cesareo dolce, ideato dall’omonimo medico israeliano che lo ha portato anche in zone di guerra in cui mancano le strutture ospedaliere e dove le donne partoriscono in ospedali da campo di fortuna. L’operazione chirurgica consente di ridurre il trauma nelle donne che devono partorire con un taglio cesareo, evitando così conseguenze operatorie e post-operatorie.
Inoltre, diversamente dal cesareo normale quello dolce non prevede un’incisione degli strati della parete addominale per arrivare all’utero, ma viene praticato un taglio di circa 2 cm al di sopra del pube, allargando i tessuti con le mani senza considerare l’uso del bisturi. Il taglio in questo modo necessita di meno punti di sutura e la cicatrizzazione è molto più veloce.
 
 
 

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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