Perdere il lavoro: un trauma senza fine per il 57% dei licenziati

Come si supera un licenziamento? Parte da questo interrogativo l’analisi condotta dal National Bureau of Economic Research e pubblicata sul New York Times e tutta incentrata sulla relazione tra la fine di un lavoro e lo stato di salute della persona messa alla porta dal proprio capo. Ben il 57% dei lavoratori che hanno perso il proprio lavoro nella fascia di età che va tra i 25 e 54 anni ha ammesso di essere stato colpito da sintomi depressivi, ansia e da un forte aumento di peso. Dallo studio inoltre è emerso che sedentarietà e perdita di motivazione sono stati i colpi più accusati. Un dato che si incrocia con quello emerso da un’altra ricerca che ha coinvolto un campione di giovani inglesi i quali hanno confessato, ben il 45%, che aver perso il lavoro ha causato loro un crollo che non hanno mai provato neppure in occasione di una storia d’amore finita male. Insomma tutti gli studi evidenziano un elemento centrale: il lavoro è fondamentale per ogni persona. Perderlo dunque vuol dire mettere in discussione ogni aspetto, dalla propria formazione alle certezze che fino a quel momento hanno sorretto le giornate in ufficio.
Spesso tuttavia davanti a un “Sei licenziato” non si è pronti a metabolizzare la situazione. Per questa ragione gli esperti consigliano di accettare la realtà dei fatti esternando le proprie emozioni, trasformare il problema in un’opportunità di crescita reale e non sottovalutare il bagaglio delle competenze acquisite durante il percorso professionale.
La perdita di un lavoro può essere improvvisa e arrivare come un fulmine a ciel sereno, o annunciata in largo anticipo, come accaduto a un professionista con cui ho lavorato e che ha ricevuto la notizia del licenziamento un anno prima – ha detto Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia, che ha affiancato grandi imprenditori e professionisti nel raggiungimento dei propri obbiettivi – Pur sapendolo, ha continuato a lavorare senza crearsi un’alternativa e soltanto un mese prima dal licenziamento effettivo ha cominciato a svegliarsi dal torpore e realizzare il tempo sprecato. Il trauma del licenziamento è talmente forte che potrebbe attivare meccanismi di negazione, impossibilità di accettare la realtà delle cose, unita alla perdita di speranza e al pensiero di essere stati vittima di un’ingiustizia o di una grande sfortuna”.
Riportiamo dunque fedelmente il decalogo della master coach Marina Osnaghi per imparare ad affrontare le conseguenze derivate da un licenziamento improvviso e che potrebbe essere utile agli oltre 890 mila licenziati in Italia nel 2017:

  1. Ammettere la realtà dei fatti: negare l’evidenza del licenziamento peggiora soltanto la situazione.
  2. Esternare le proprie emozioni: sfogare la rabbia repressa è legittimo, ma bisogna prestare attenzione a non lasciarsi trascinare via.
  3. Gestire la sensazione di perdita di valore: il valore è una caratteristica personale di ciascun essere umano, non un’etichetta esterna data dal ruolo.
  4. Non dimenticarsi delle proprie capacità: la virtù di una persona non si riconosce dai possedimenti materiali, ma dalle caratteristiche personali.
  5. Ricordarsi che l’uomo è il miglior amico di se stesso: conoscersi e aiutarsi risulta fondamentale per non entrare in una spirale depressiva.
  6. Stilare un elenco delle proprie competenze: mettere per iscritto il bagaglio tecnico acquisito durante il percorso professionale rappresenta una marcia in più per motivarsi.
  7. Imparare ad essere resilienti: reagire positivamente alle avversità della vita con determinazione e propositività permette di rialzarsi più in fretta.
  8. Trasformare il problema in un’opportunità di crescita: la vita è piena di ostacoli, ma imparare a superarli rappresenta la vera strategia di successo nella sfera privata come nel lavoro.
  9. Permettersi di sbagliare: gli errori sono all’ordine del giorno, ma bisogna saper capitalizzarne l’apprendimento e guardare al futuro.
  10. Farsi aiutare da un esperto: seguire i consigli di una persona altamente qualificata permette di migliorare la propria condizione psicologica.
Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

1 Comment

  1. Genny ha detto:

    Perdere il lavoro,quando meno te lo aspetti e uno scok,ti senti tagliato fuori da tutto,da tutti la tua vita è andata in peggio ,specialmente a 46 anni ,avendo calcolato tutto il tuo futuro ed in un attimo la tua vita ti e scivolata via dalle mani….in un quarto di secondo,cosa che non ti saresti mai aspettato,dopo aver lavorato per 40 anni in una ditta famigliare,vedere un crollo,le persone che pensavi di fidarti in parte ti hanno praticamente sconvolto la realtà dei fatti,solo per cattiveria e vendetta…per l’egoismo di vederti rovinato,con la vita stravolta ,sapendo che oggi il lavoro dona la vita alle persone e con davanti la vecchiaia non è facile trovare un occupazione….solo per avere vendetta ….cattiveria infinita….mi chiamo Genny sono sola single e per me la mia storia è orribile….pertanto con un fratellino più piccolo ,abbandonati alla fine della nostra vita…chissà se qualche buon Santo ci aiuta …o siamo morti prima di vivere il nostro futuro