Buon 1 maggio ma attenti: lavorare troppo fa male!

Lavorare troppo fa male! Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Lancet” lavorare oltre 55 ore settimanali aumenta il rischio di ictus d i circa il 27% e di sviluppare una malattia cronica del 13%.

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. È cosa risaputa sin dal secondo dopoguerra quando tutto il Paese si è impegnato nel processo di Restaurazione politica, sociale ed economica di una terra che era stata indebolita dalla guerra e dal precedente Ventennio littoriano. Storia a parte, dagli anni Cinquanta gli italiani si sono messi in marcia per garantire un vero sviluppo a se stessi e al sistema che poi ha condotto al boom del decennio successivo e alla crescita che si è arrestata solo nel nuovo millennio con una crisi economica paragonabile per gravita a quella ‘nera’ del 1929.
Diciamo la verità, gli italiani si impegnano ma stacanovisti non lo sono. Lo sono invece i giapponesi e i cinesi spesso massacrati da turni prolungati e da poche ore di riposo giornaliero. Tuttavia, una recente ricerca ha dimostrato che lavorare troppo logora la mente e l’animo e che dunque lavorare troppo, essere stacanovisti, fa male alla salute. Il termine nasce nell’Unione Sovietica intorno agli anni Trenta in riferimento a Aleksej Stachanov, lavoratore-modello. Dopo essere diventato un simbolo politico per le sue performance lavorative nelle miniere sovietiche e aver dato il nome all’omonimo movimento morì, probabilmente anche a causa del troppo lavoro per un arresto cardiocircolatorio.
Spasmi del cuore, stress, insonnia, depressione, problemi fisici gravi o cronici. Si tratta dei sintomi dovuti a un eccesso di fatica che il proprio impiego potrebbe comportare riducendo al minimo il tempo libero e la possibilità di riposarsi o di trovare un attimo di pace. In un mondo lavorativo che non lascia spazio ai lavativi e che segue regole obsolete tutto diventa esageratamente frenetico: i ritmi di lavoro sono prolungati, l’ansia di sovrastare i colleghi prende il sopravvento e l’incapacità di superare feedback negativi agisce sull’idea di carriera che si frantuma insieme alle elevate aspettative.
Uno studio pubblicato sulla rivista “Lancet” dimostra che lavorare oltre 55 ore settimanali aumenta il rischio di ictus d i circa il 27% e di sviluppare una malattia cronica del 13%. Questa instabilità induce l’organismo e la salute mentale a un forte stress e per cercare di lenire questo effetto l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha istituito la Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro, necessaria a ricordare di ridimensionare gli impegni e a salvaguardare se stessi.

“La realtà del lavoro è cambiata: oggi il modo di giudicare una buona performance infatti non è uguale a ieri – ha spiegato a Il Mattino Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia – Perché si lavora per obiettivi con azioni fulminee, decisioni veloci veicolate con poche informazioni che però devono essere efficaci e ponderate. Anche le aspettative elevate e la paura delle intelligenze artificiali che sostituiscono l’operato dell’uomo, rendendolo fragile e spaventato, sono due fattori da non sottovalutare perché il lavoratore si sente improvvisamente obsoleto. I contesti “centrifuga” fanno parte ormai della nostra realtà quotidiana e provocano pressione continua di cui è difficile liberarsi”.
Ci sono però dei metodi per affaticare meno corpo e mente. Ad esempio, è necessario sospendere ogni tipo di attività circa novanta minuti prima di andare a letto, soprattutto se queste hanno a che vedere con un dispositivo elettronico. Inoltre, accanto al lavoro si deve riservare particolare spazio alla propria creatività e agli hobby (palestra, musica, cinema, passeggiate con amici, con i nostri animali domestici o in solitudine);  in più, ogni volta che si raggiungono vette di stress, paura, preoccupazione o panico è consigliabile inizia a respirare profondamente e concentrarsi sulla cosa che effettivamente causa il malumore. Infine, bisogna sempre avere una grande consapevolezza di se stessi e di ciò che si fa: elemento non imprescindibile e fondamentale a vivere una vita decisamente meno complicata.
 

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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